Autismo: una giornata per la sensibilizzazione e la consapevolezza

La dottoressa Chiara Veredice, neuropsichiatra del Policlinico Gemelli, parla ad Interris.it dell'autismo, disturbo la cui causa è ancora sconosciuta

dr.ssa Chiara Veredice - Autismo
A sinistra la dottoressa Chiara Veredice. A destra: Foto di Caleb Woods su Unsplash

Nella Giornata Mondiale della Consapevolezza sull’Autismo, istituita nel 2007 dall’ONU, si pone l’attenzione sui diritti delle persone che vivono con lo spettro autistico. Una giornata pensata per sensibilizzare la società in cui viviamo a un disturbo che coinvolge molte persone e per valorizzare l’impegno quotidiano di tutti quei medici, operatori, psicologi, terapisti ed educatori che ogni giorno si impegnano ad aiutare i bambini e i ragazzi ad acquisire maggiori abilità socio comunicative e relazionali, e a formare i genitori ad affrontare efficacemente la grande sfida che questa condizione presenta.

L’intervista

Interris.it ha approfondito questo tema con la dottoressa Chiara Veredice, neuropsichiatra infantile del Policlinico Gemelli, che ha spiegato come sia ancora molto difficile dare un nome alla causa scatenante di questo disturbo.

Dottoressa, negli ultimi anni si parla molto di autismo. Si tratta davvero di una condizione che conosciamo così bene?

“La clinica dell’autismo è nota da molto tempo. Già negli anni ’40 con Kanner e Asperger si ha un’analisi dettagliata e completa della sindrome, definita come autismo precoce infantile,  per arrivare ai giorni nostri in cui il DSM5, il manuale dei disturbi mentali del bambino e dell’adulto, definisce lo spettro autistico come l’insieme eterogeneo di disturbi del neuro sviluppo. Quest’ultimi sono caratterizzati da un deficit persistente nella comunicazione sociale e nell’interazione sociale, in molteplici contesti, unito ad un pattern di comportamenti, interessi o attività ristretti, ripetitivi in cui sono incluse le alterazioni sensoriali. La diagnosi è clinica, non esiste cioè un singolo test diagnostico, e molti genitori si trovano ancora impreparati a riconoscere e a dare un nome ai disturbi del proprio bambino”.

Negli ultimi anni si sono fatte numerose ricerche per trovare un denominatore comune per tutti coloro che hanno questa condizione. Che cosa si è capito?

“La prima cosa certa è che non esiste una singola causa. Si tratta invece, di una condizione multifattoriale in cui c’è una interazione tra fattori neuro biologici e fattori di natura ambientale. Gli attuali progressi in ambito genetico potranno farci comprendere sempre meglio le cause di questa condizione. Inoltre, spesso capita che l’autismo si associ a delle comorbidità e co-occorrenze neurologiche che è importante riconoscere per definire il quadro, come ad esempio la disabilità intellettiva o ad altre problematiche del linguaggio o di motricità, e che possono da una parte aiutare ad indirizzare la diagnosi genetica e, nel contempo, condurre ad un intervento riabilitativo sempre più mirato”.

Quando deve avvenire il riconoscimento dello spettro autistico?

“Oramai tutta la comunità scientifica è d’accordo nel dire che la diagnosi è auspicabile tra i due e i tre anni di vita. In questo modo è possibile un intervento riabilitativo precoce ed efficace. Ad oggi, i pediatri sono formati per interpretare da subito i primi campanelli di allarme e, in caso questo accada, consigliare una visita specialistica neuropsichiatria ed avviare così il bambino ad una valutazione più approfondita. Le linee guida aggiornate al 2023 confermano l’indicazione al trattamento con programmi psicologici e comportamentali strutturati, associati ad interventi mediati dai genitori, che sono guidati dai professionisti ad apprendere e ad applicare nella quotidianità le modalità di comunicazione più adatte per favorire lo sviluppo e le capacità comunicative del figlio. L’intervento riabilitativo deve essere svolto in modo intensivo, ma perché sia davvero efficace è fondamentale che siano coinvolte la famiglia e la scuola, e più in generale tutte le figure che gravitano in modo costante attorno al bambino. Infine, è importante che il bambino venga preso in carico in un centro che garantisca un periodico follow up anche al fine di consentire una misurazione costante dei progressi ottenuti”.

I genitori come posso riconoscere i segnali di autismo?

“La prima cartina tornasole riguarda l’interazione del bambino con il mondo esterno ed è questo forse anche il sintomo più facile da individuare. Parlo per esempio dell’assenza del contatto di sguardo efficace, una difficoltà di comunicazione verbale o del canale mimico gestuale, la mancanza di una reciprocità delle emozioni e la presenza di pattern ripetitivi nel gioco e nel comportamento. Il genitore che nota anche una di queste caratteristiche o ha il minimo dubbio che siano poco sviluppate, può esternare le proprie preoccupazioni al pediatra che indicherà la strada da percorrere”.