Cagliari d'alta quota: la spinta del vento sardo

Non è più questione di un'isola. O meglio, lo è perché il senso d'appartenenza è lo stesso che, nel Settanta, accompagnò il Cagliari sul tetto d'Italia. E anche stavolta il vento isolano soffia tutto dalla parte rossoblù. Certo, i tempi sono diversi, il divario con le big è evidente e per la classica “annata della matricola” non sembra esserci molto spazio nei campionati delle superpotenze. Ma vedere il Cagliari fra le prime quattro, ai ritmi di Roma e Lazio e meglio di Napoli e Atalanta (che ormai una sorpresa non lo è più), è di sicuro una bella novità, di quelle che fanno bene al calcio. E, s'intende, niente che non sia costruito: i sardi giocano bene, con interpreti di qualità e un allenatore che ha trovato la quadra in tutti gli assetti, sia da un punto di vista tecnico che caratteriale. D'altronde, una rimonta come quella con la Samp (da 1-3 a 4-3) non capita per caso: è segno tangibile di una squadra che c'è, che ruota, che ha i suoi automatismi e una sua identità precisa. Con i calciatori che, classico dei classici, remano tutti dalla stessa parte.

Aria buona

Non c'è un Gigi Riva che spacca le porte ma due di sostanza come Pavoletti e Simeone. Ceppitelli e Pisacane dove c'erano Cera e Niccolai, Nainggolan al posto di Greatti, Rafael fra i pali che furono di Albertosi e Joao Pedro al posto di Nené… Ma, interpreti a parte, la cosa bella è l'aria che si respira, la stessa di allora, con ambizione moderata e la spensieratezza del non aver niente da perdere né nulla da dimostrare, se non di essere una squadra vera, che funziona a occhi chiusi e risponde all'identikit che il suo pubblico le chiede: un mix di dedizione e ataccamento alla maglia. Sorpresa sì, dunque, ma fino a un certo punto, in un momento storico che insegna (vedi Leicester e la stessa Atalanta) che la classe operaia può davvero andare in paradiso attraverso il duro lavoro. E, perché no, con quella dose di divertimento nel fare ciò che si sa fare. Il Cagliari di oggi è al passo coi tempi, fatto di giocatori con voglia di riscatto, come Nainggolan e Simeone, ma anche di altri che questa maglia ormai la sentono propria, come Joao Pedro, Ionita e chi la vesta provvisoriamente, come Luca Pellegrini, anche se di passaggio. Certo, c'è anche l'artefice, Rolando Maran, colui che dopo anni difficili per i sardi sembra aver finalmente trovato la ricetta giusta per far contenti tutti: i tifosi, che respirano aria d'alta quota, e i calciatori, che sull'isola sono andati in cerca di motivazioni e che ora ne hanno da vendere.