San Sebastiano, quell’anima che nemmeno le torture riuscirono a scalfire

Santo importante per la città di Roma, subì un martirio che dilaniò il suo corpo ma che non poté intaccare il suo spirito

Signore, mio padre tu sei e campione della mia salvezza, non mi abbandonare nei giorni dell’angoscia, nel tempo dello sconforto e della desolazione”. Questo versetto del Siracide può rivelarsi una confortante preghiera da rivolgere a Dio in questi tristi giorni che stiamo vivendo a causa dell’epidemia provocata dal Covid 19. Un giovane ufficiale dell’Antica Roma ha creduto così fermamente alla Parola del Signore da resistere strenuamente alla persecuzione rimanendo miracolosamente indenne al supplizio del suo corpo trafitto da molteplici frecce. Ritratto su quadri e dipinti in ogni parte del mondo questo baldo e titolato soldato dell’imperatore Diocleziano è salito all’onore degli altari col nome di San Sebastiano.

Le notizie storiche su di lui non sono molto precise anche perché è vissuto nel III secolo. Di origini francesi nasce o si trasferisce in tenera età a Milano, prima di andare a Roma per intraprendere la carriera militare diventando tribuno della prima coorte della guardia imperiale, i pretoriani. Conosce i cristiani (forse proprio grazie al suo servizio, mentre li conduce in carcere) e resta colpito enormemente dalle loro parole e dalla loro testimonianza. Il suo cuore si scioglie: si converte e incontra Gesù conoscendo il suo Vangelo. Non solo, si mette ad annunciare la Buona Novella dappertutto cercando di portare alla fede anche i suoi compagni. Quando l’imperatore Diocleziano inizia la violenta persecuzione contro i cristiani Sebastiano porta conforto ai fedeli in Cristo che sono destinati alla morte. Comprende, inoltre, che subirà la loro stessa fine se non abiurerà al suo credo.

È stato sempre fedele a Roma, ma in questa fase della sua esistenza, si trova dinanzi a un bivio cruciale: seguire Dio o Cesare? Il santo non ha alcun dubbio e sceglie Gesù, il Figlio di Dio che per amore ha donato la sua vita per tutti. Sembra tutto perduto, ma non è così perché il giorno dell’esecuzione le frecce incredibilmente lo feriscono ma non riescono a ucciderlo. Creduto morto viene abbandonato per essere dato in pasto agli animali selvatici. La nobile Irene, vedova del martire Castulo, lo trova e se ne prende cura.

Il santo si ristabilisce è c’è chi gli consiglia di abbandonare la città e andare a nascondersi in un luogo segreto per sfuggire definitivamente dalla persecuzione che prosegue con una ferocia inaudita. Ma lui si presenta di nuovo, pubblicamente e senza paura, davanti a Diocleziano per ammonirlo sulla sua condotta nei confronti dei cristiani. L’ira dell’imperatore non si fa attendere e l’ormai ex soldato è condannato a morte per la seconda volta. Il suo corpo, in questa occasione, viene flagellato e gettato nella Cloaca Massima, in modo che i cristiani non possano recuperarlo. Sebastiano raggiunge la vita eterna, accolto da quel Gesù che aveva tanto amato durante il suo cammino nel mondo. Le torture hanno annientato il suo corpo ma non hanno potere di danneggiare l’anima. La storia ci insegna che il piano diabolico di Diocleziano di cancellare i cristiani, non solo dalla faccia della terra ma anche dalla memoria, è sconfitto in partenza. Il martire appare in sogno alla matrona Lucina, indicandole il luogo dov’era approdato il suo cadavere e ordinandole di seppellirlo accanto alle tombe degli apostoli, le catacombe della via Appia.

La Chiesa onora San Sebastiano – divenuto ben presto uno dei patroni della città capitolina – come un soccorritore che interviene in favore dei martirizzati e di tutti i sofferenti; inoltre, lo invoca come protettore contro la peste e le epidemie in genere, insieme a San Rocco. I motivi per i quali il santo militare è ricordato in occasione delle pestilenze sono due. Il primo perché le ferite delle frecce sul suo corpo sono raffigurate con la forma di piaghe simili a quelle causate dalla peste. Il secondo è dovuto alla sua intercessione per la fine di una grave pestilenza dell’anno 680 a Roma e Pavia che si arresta con la costruzione di un altare a lui consacrato nella chiesa di San Pietro in Vincoli della città lombarda.

L’esempio di San Sebastiano ci aiuta a essere leali cittadini e coerenti cristiani, diligenti nel rispetto delle istituzioni e fedeli a Dio. San Paolo, nella lettera agli Efesini, ci insegna: “State saldi, dunque: attorno ai fianchi, la verità; indosso, la corazza della giustizia; i piedi, calzati e pronti a propagare il vangelo della pace. Afferrate sempre lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutte le frecce infuocate del Maligno; prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio. In ogni occasione, pregate con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, e a questo scopo vegliate con ogni perseveranza e supplica per tutti i santi”.