“Un protocollo per la Guardia costiera libica”

La situazione delle Ong che operano al largo delle coste libiche per soccorrere i migranti in difficoltà nella traversata del Mediterraneo sta suscitando forti preoccupazioni, soprattutto in vista dell'ormai imminente bella stagione che potrebbe far prevedere una ripresa degli sbarchi. Una preoccupazione condivisa da Terre des Hommes per quanti, impegnati in una missione umanitaria, si confrontano con la difficoltà di gestire e portare a buon fine il salvataggio di vite umane, nel rispetto di un quadro politico complesso e poco chiaro. “E’ assolutamente necessario arrivare al più presto a un Protocollo chiaro che regoli modalità e limiti di intervento della Guardia Costiera libica in acque internazionali, ispirato al principio sovrano del rispetto della vita umana, del salvataggio in mare di chi si trova in condizioni di emergenza e necessita un soccorso immediato e del divieto di respingimento verso un Paese non sicuro come la Libia – spiega una nota dell'organizzazione impegnata nella difesa dei diritti dei bambini – Il passaggio da un Paese all’altro della responsabilità del coordinamento di operazioni così delicate rischia ogni volta di mettere a repentaglio la vita di centinaia di persone, tra cui donne e minori, tra i quali sono moltissimi coloro che tentano il viaggio della salvezza da soli”.

Il riferimento è ai recenti fatti denunciati da Sos Mediterranee e Medici Senza Frontiere in relazione alle difficoltà affrontate dalla nave Aquarius nel procedere ai soccorsi. Difficoltà che “non possono lasciare indifferente chi, come Terre de Hommes, è impegnata da anni nell’assistenza psicologica e psicosociale dei minori stranieri non accompagnati che giungono in Italia – afferma Federica Giannotta, responsabile dei Progetti Italia di Terre des Hommes – Negli ultimi mesi li vediamo arrivare sempre più provati dal viaggio e dall’inferno delle strutture detentive libiche, la traversata del Mediterraneo sta diventando sempre più spesso un vero e proprio incubo dal quale rimangono segnati indelebilmente nell’anima. La buona riuscita di un salvataggio in mare ha conseguenze dirette anche sul nostro lavoro – aggiunge – perché al porto di Pozzallo, quando la nostra equipe presenzia al triage sanitario vediamo la differenza tra chi ha vissuto anche l’orrore di un naufragio causato dall’arrivo della guardia costiera libica che ha interrotto con la forza le operazioni SAR e uno invece portato a buon fine da una ONG nel pieno rispetto di tutte le normative che disciplinano la navigazione e il soccorso in mare, ma anche il trattamento delle persone a bordo una volta salvate. Ugualmente ci auguriamo che si chiarisca velocemente la posizione della Proactiva Open Arms e che possa tornare al più presto a operare per il salvataggio di vite umane nel Mediterraneo”.

La Fondazione Terre des Hommes all’inizio di febbraio ha ripreso ad operare in alcuni centri di prima accoglienza di Catania e Siracusa, al porto di Pozzallo, presso l’hotspot di Pozzallo, nel centro Mediterranean Hope di Scicli e a Ventimiglia. L’anno scorso ha prestato assistenza a 6.326 persone, in maggioranza bambini e famiglie con minori. Le attività del progetto “Faro” a protezione dei minori stranieri non accompagnati in Italia sono finanziate interamente con fondi privati.