Istat: “Italia un Paese di anziani e di single”

anziani

L'Italia è sempre più un Paese di single e anziani. Lo rivela l'Istat nell'edizione 2019 dell’Annuario statistico italiano, pubblicato ieri. “Le famiglie, 25 milioni e 700 mila, sono sempre più numerose e sempre più piccole“, rileva l'Istituto nazionale di statistica nell'Annuario. “Il numero medio di componenti è passato da 2,7 (media 1997-1998) a 2,3 (media 2017-2018), soprattutto per l'aumento delle famiglie unipersonali che in venti anni sono cresciute di oltre 10 punti: dal 21,5% nel 1997-98 al 33,0% nel 2017-2018, ovvero un terzo del totale delle famiglie, in costante aumento nel corso degli anni“. Nel 2017 i matrimoni riprendono a diminuire con 191.287 celebrazioni, quasi 12 mila in meno in un anno. Le separazioni legali diminuiscono e passano da 99.611 del 2016 a 98.461 del 2017; i divorzi, dopo il recente aumento dovuto all’entrata in vigore del cosiddetto ‘divorzio breve’, subiscono una contrazione e si attestano sui 91.629 eventi (7.442 in meno rispetto al 2016).

Calo delle nascite

L'Annuario evidenzia anche un altro punto dolente: il minimo storico delle nascite, che mette l'Italia tra più vecchi del mondo. “Nel 2018 – si legge – continua il calo delle nascite: i nati vivi, che nel 2017 erano 458.151, nel 2018 passano a 439.747, nuovo minimo storico dall'Unità d'Italia“. Sempre nel 2018, sottolinea, “il numero dei decessi diminuisce e raggiunge le 633.133 unità”. La speranza di vita media alla nascita “riprende ad aumentare attestandosi su 80,8 anni per i maschi e 85,2 per le femmine nel 2018″. Tutto ciò rende “l'Italia uno dei Paesi più vecchi al mondo, con 173,1 persone con 65 anni e oltre ogni cento persone con meno di 15 anni al primo gennaio 2019″. Il 2016 ha registrato una diminuzione dei decessi: in Italia sono morte 618 mila persone (28 mila in meno rispetto al 2015). Il tasso grezzo è stato di 1.019 decessi per 100 mila abitanti, dei quali il 65 per cento è dovuto a malattie del sistema circolatorio e tumori. Tra gli uomini, i tumori sono diventati la prima causa di morte (34 per cento sul dato complessivo). Nell’arco temporale 2012- 2016, si è verificata una diminuzione della mortalità infantile (il tasso è pari a 3 per mille nati vivi). Nel 2016 si sono suicidate 3.870 persone, uomini in oltre tre casi su quattro. Negli ultimi quattro anni il trend è nuovamente in calo e il valore dei tassi è tornato ai livelli minimi del biennio 2006-2007.