“Sindrome post vacanza” e “workaholic”: quale rapporto

Giovani
Foto di Christian Erfurt su Unsplash

La sindrome post vacanza è un disturbo dell’adattamento mentale e fisico che si manifesta dopo un periodo di vacanza abbastanza prolungato. È facilmente riconoscibile ed è caratterizzata da un umore basso e sentimenti negativi, mancanza di energia e desiderio, stanchezza continua e nostalgia per i luoghi e per i momenti vissuti in vacanza. Lo stress da rientro alla quotidianità, o “sindrome da rientro” è molto comune (secondo l’Istat, ne soffre circa il 35% degli italiani). È anche definito: post-vacation blues. Tra i sintomi più frequenti vi sono apatia, malinconia, tono dell’umore basso, ansia, inquietudine e sensazione di disagio, difficoltà a dormire, spossatezza e stanchezza. Coloro che vivono la sindrome da rientro sono caratterizzati anche da irritabilità e nervosismo, come dalla difficoltà di concentrazione, dalla mancanza di entusiasmo nel riprendere la propria routine. È noto, tuttavia, che si tratta di sintomi generalmente transitori. Dopo circa una o due settimane, infatti, la sintomatologia dovrebbe affievolirsi fino a sparire.

Ma non sempre è così per tutti. Più lunga è la vacanza, più difficile sarà tornare al lavoro. Si tratta di disconnettere e di divertirsi, ma ognuno dovrebbe conoscere quanto tempo necessita per rilassarsi e per poter riprendere il lavoro serenamente senza ansia.
Un rischio da evitare è il “contraltare” del post-vacation blues: il workaholic. Si tratta della sindrome da dipendenza dal lavoro, ovvero dedicare volontariamente molto tempo subito al lavoro, per rientrare nel ritmo immediatamente. È il lavorare per eliminare i sensi di colpa, l’ansia o la depressione, anteporre il lavoro agli hobby, all’attività fisica o/e alla famiglia, avere costanti preoccupazioni relative al lavoro.

La parola “troppo” risuona quanto mai negativa sia per le vacanze che per il lavoro. Abbiamo bisogno di entrambe le condizioni ma non dobbiamo dipendere da esse. Nella nostra vita, la parola magica che permea il nostro Io rendendolo sano è l’equilibrio.

Al rientro dalle vacanze il primo step fondamentale è quello di non pretendere di iniziare al massimo ma ricominciare gradualmente. Pretendere di lanciarsi subito nell’occhio del ciclone può contribuire all’insorgere di ansia e fatica. È importante dedicarsi alla riorganizzazione del lavoro e delle abitudini familiari, riprendere uno stile di vita sano, ricominciare a mangiare bene. Almeno per i primi tempi, può esser utile prendersi qualche momento di relax e di svago, proprio per abbandonare il sapore delle ferie con calma e rendere il ritorno alla normalità meno traumatico.

Già prima della pandemia più di un italiano su tre soffriva di “post vacation blues”, specie nella fascia di età tra i 25 e i 45 anni. Gli psicologi concordano sul fatto che si tratti di un malessere passeggero, una sindrome da adattamento superabile in pochi giorni, il tempo necessario per risintonizzarsi sui ritmi del tempo feriale.

Esiste anche un aspetto positivo nel periodo di stress da post-vacanza: corpo e mente richiamano la nostra attenzione verso lo squilibrio spesso già pre-esistente tra i desideri e la realtà quotidiana. Ascoltare questi segnali significa avere voglia di incontrare una vita più appagante. Il problema, nella maggior parte dei casi, è non già il post-vacanze bensì il pre-vacanze. Se si vive con l’illusione che si possa ritrovare la serenità in una vacanza, spesso si rimane delusi e il rientro è più drammatico. E allora bisogna rientrare in maniera differente nella propria vita, in quella di ogni giorno. Non è la chimera del viaggio che annacqua il presente frustrante ma l’attimo non vissuto, il qui ed ora non percepito. Abbiamo bisogno di vivere sapendo che gli incontri, anche a lavoro, possono avere il “sapore del mare” e che l’olfatto si può abituare al “caffè” percepito come strumento di una pausa che rienergizza e rilancia durante lo svolgimento della propria professione. Non sempre è facile ma, a maggior ragione, bisogna perseverare nella scelta di scendere in quella profondità liberante chiamata “Vero Sé”. È nella nostra vera personalità che possiamo incontrare i nostri reali bisogni e possiamo dare voce ai più autentici desideri.

Dobbiamo anche ricordare a noi stessi che esiste chi non è potuto proprio partire, chi non ha potuto neanche fare un giorno di vacanza… La realtà ci dice che siamo ricercatori di equilibrio in un mondo che non si confà per niente alle leggi della giustizia per tutti. Proprio con le consapevolezze finora esplicitate, credo che ognuno di noi possa fare uno sforzo in più per rendere il proprio quotidiano più attraente. Il rientro al lavoro ci aspetta, con il sorriso per ciò che abbiamo vissuto nelle vacanze ma anche con la consapevolezza che possiamo donare qualcosa in più nel nostro ritorno alla quotidianità. La via più bella per fronteggiare il post-vacation blues passa dal contatto con il proprio Sé. La strada più bella per giungere alla serenità si può percorrere attraverso il viaggio all’interno della propria interiorità: soddisfare i propri bisogni, rispettare quelli degli altri e provare a realizzare i propri desideri. In tal modo la vita si allontana dallo stress e la mèta vera non è più focalizzata in un luogo ma consiste in quel che proviamo, ovunque ci troviamo: la gioia di essere e vivere quel che siamo.