La salute dei nostri figli è la salute della nostra società futura

Nella società odierna molto è legato alla psicologia. Se c’è, ad esempio, una gran percentuale di persone che sceglie di non vaccinarsi, va da sé che il problema ha una matrice ed una natura psicologiche.

Molti giovani stanno facendo fatica a rialzarsi in questo tempo di pandemia. V’è una tendenza di questi ultimi a rinchiudersi nelle proprie case, più precisamente nelle proprie stanze. Trascorrono in maniera spropositata molte ore al pc o dinanzi allo smartphone. Vi sono hikikomori, nerd, giovani allo sbando con enormi problemi di vuoto di cui sono dentro fino al collo tanto da sentirsi fortemente depressi.

La depressione è ampiamente riconosciuta come un grave problema di salute pubblica in tutto il mondo e la terapia farmacologica con antidepressivi rappresenta uno dei suoi trattamenti fondamentali. Non si può essere indifferenti.

Un aspetto grave è quello legato all’aumento sostanzioso di psicofarmaci e antipsicotici. Come riportato dall’ANSA, “nel 2020 la prevalenza d’uso degli psicofarmaci nella popolazione pediatrica è stata pari allo 0,3%, con un tasso di prescrizione di 28,2 per 1000 bambini, in aumento dell’11,6% rispetto all’anno precedente”. Il picco più alto, come segnalato dal Rapporto Osmed 2020 di Aifa, riguarda la fascia d’età 12-17 anni.

Il fenomeno è allarmante. Oggi gli antidepressivi si comprano in rete. Forse qualcuno dovrebbe iniziare a fare qualcosa se si pensa che qualsiasi adolescente può tranquillamente acquistare lo Xanax (ansiolitico abbastanza “famoso”) in rete. È un grande problema, sottovalutato, poco notato, che rasenta l’incuria delle istituzioni se non addirittura l’indifferenza di queste ultime o/e di chi è capo del nostro sistema sanitario. Il rischio serio è quello di occuparsi di tamponare problematiche per poi doverne fare i conti con ciò che è celato nelle profondità.

Soprattutto in mano agli adolescenti, gli psicofarmaci possono divenire una droga di cui “cibarsi” e a cui “affidarsi”. Bisogna evitare che ciò accada con tanta facilità. In Inghilterra, ad esempio, gli psicofarmaci addirittura non possono essere dati dai medici di base, ma solo da specialisti. Provvedimenti legislativi che vadano in tale direzione sono più che auspicabili anche in Italia.

Se in noi fosse radicato il senso delle regole, ci assumeremmo la responsabilità di educare al problem solving, al fronteggiamento delle difficoltà prim’ancora che con le pillole con la forza d’animo, con la capacità di rispondere alle situazioni problematiche in maniera funzionale ed efficace, ovviamente laddove le condizioni lo rendesse possibile. Che senso ha assumere farmaci se prima non si è fatta un’analisi della reale capacità degli adolescenti di usare e trovare gli strumenti idonei ad affrontare le situazioni di tristezza, di ansia e/o quant’altro?

Chiarito ciò, è giusto, però, sottolineare come in alcuni casi sia doveroso l’uso di antidepressivi. Esistono situazioni che non consentono attese rischiose. Ci sono casi da prendere subito in carico, perché la depressione, se non trattata, può diventare cronica.

Se il farmaco non è certamente la soluzione, è vero che si può e si deve ricorrere ad esso solo se il supporto offerto dalla famiglia in difficoltà e dalla psicoterapia, si rivela inefficace.

Purtroppo la risposta alla salute mentale è in forte crisi, mancano gli strumenti di aiuto e sostegno, e, nei paesi nei quali si sono fatti tagli ai servizi di salute mentale, è aumentato il ricorso agli psicofarmaci.

Riscontro come molte volte le Asl non hanno risorse per terapie non farmacologiche. Molte regioni non offrono sedute di psicoterapia gratuite o, laddove avvenga, i tempi di attesa si dilatano con risultati, in alcuni casi, anche fatali. È noto come la depressione maggiore possa indurre e condurre a forme suicidarie.

È ovvio, quindi, che se dinanzi ad un problema percepito dal paziente come invalidante in maniera non sopportabile, viene proposto a quest’ultimo lo psicofarmaco subito o la psicoterapia entro sei mesi, senza alcun dubbio sceglierà lo psicofarmaco.

Se ci pensiamo a fondo, la verità sembra abbastanza palese: la somministrazione di uno psicofarmaco ad un bambino o un adolescente è la somma dei fallimenti della società nel prendere in carico il suo problema e i suoi disagi in tempo utile, senza che la situazione degeneri.

Se, poi, facciamo un’attenta riflessione sui rischi degli stessi psicofarmaci su bambini e adolescenti, cogliamo come le conseguenze possano condizionarne una vita. Tuttavia, è vero che un buon monitoraggio può rendere gestibile il trattamento sino alla “ri-abilitazione” alla vita attraverso una progressiva riduzione del dosaggio farmacologico.

Mentre scrivo, sento l’amarezza di chi vede un popolo governativo che sottostima, non dico aprioristicamente, ma certamente alla luce dei dati di realtà attuali, l’importanza della dimensione psicologica nella nostra esistenza.

È davvero evidente come siano necessarie più risorse finanziarie a quella parte della psichiatria, della neuropsichiatria infantile e della psicologia che ha veramente a cuore il benessere dei giovani, che non si limita, quindi, a somministrare una pastiglia di psicofarmaco e che è disponibile a mettersi in gioco per comprendere i motivi veri e profondi del disagio di un bambino o di un adolescente.

La nuova sfida purtroppo di questi anni è, infatti, la depressione adolescenziale. Non esistono studi conclusivi che leghino la depressione adolescenziale alla tecnologia. Come detto all’inizio, emerge, però, sempre più chiaramente come la continua immersione nell’ambiente digitale sia socialmente non favorevole alla costruzione di relazioni profonde e solide tra pari. È altrettanto chiaro come tale full immersion digitale sia una concausa per il disagio psichico che gli adolescenti stanno vivendo.

Corriamo e corriamo. E ancora, corriamo. E il risultato qual è? Il progresso tecnologico corre così tanto da farci sentire come se avessimo sempre poco tempo, sempre in bilico tra la paura di restare indietro e quella di non riuscire ad andare avanti. La strada della corsa nella gara tecnologica diviene “fertile” per il ricorso a tranquillanti e antidepressivi. Una strada facile, certo. Complici medici compiacenti, genitori inconsapevoli che non hanno più tempo di dialogare con i figli adolescenti e che non vogliono (a volte, a dire il vero, anche inconsapevolmente) stare in contatto con la frustrazione per gestirla e ripartire.

È l’epoca in cui pretendiamo i “già” quando è opportuno vedere come il “non ancora” sia una salvezza in alcuni casi perché permette di vivere emozioni quali tristezza, paura, disgusto, rabbia, con le quali nessuno vuole fare più i conti e grazie alle quali l’uomo può dirsi integrato perché non ha bypassato la sofferenza ma l’ha attraversata e si è formato.

Tutto questo meccanismo perverso legato al progresso tecnologico alimenta, invece, il business miliardario delle case farmaceutiche che, un po’ come ogni produttore di beni di consumo, hanno come fine ultimo quello di generare bisogni e portare alle stelle i numeri delle vendite. Solo che, in questo caso, il gioco al rialzo avviene ad un prezzo caro: la salute dei nostri figli e, in senso lato, la salute della nostra società futura.

La depressione, quando per i casi più difficili non necessiti di un trattamento farmacologico, può essere tratta con la psicoterapia. Sono tanti gli approcci esistenti. Mi limito solo a dire che spesso un approccio integrato può essere ideale.

Dalla depressione si può uscire. Esistono varie forme di depressione e ogni situazione va valutata singolarmente. Ad ogni modo, la ricerca clinica ha indicato le opzioni migliori per trattare questo disturbo:

  • Trattamento integrato;
  • Psicoterapia senza farmaci;
  • Stimolazione Magnetica Transcranica (TMS) e cure elettroconvulsivanti (utile con depressioni particolarmente resistenti);
  • Ricovero ospedaliero o comunità terapeutiche (in casi estremi).

Per superare la depressione non esistono soluzioni magiche. Di solito, la scelta migliore per affrontare i disturbi depressivi è quella di intraprendere un percorso di psicoterapia. Ad ogni modo, ci sono diverse cose che si possono fare per combattere la depressione:

  • Praticare attività fisica in modo regolare, poiché può avere un notevole effetto benefico;
  • Seguire uno stile di vita sano e limitare l’eccesso di grassi e zuccheri; limitare o evitare il consumo di alcol e droghe, che incidono in modo negativo sulle funzioni cognitive;
  • Dormire a sufficienza (6-8 ore);
  • Scrivere, per conoscere ed elaborare i propri pensieri e sentimenti (la narrazione spesso può essere terapeutica);
  • Superare i propri pregiudizi, senza svalutazioni di sorta sul proprio malessere e valorizzando l’importanza di chiedere aiuto non vivendo tale scelta come sintomo di debolezza ma come occasione di possibile risorsa.

Fromm sosteneva che la depressione non equivale al dolore; il vero depresso ringrazierebbe il cielo se riuscisse a provare dolore. La depressione è, quindi, la sensazione di essere morti mentre il corpo è ancora in vita. La depressione è l’assenza di ogni tipo di emozione, è un senso di morte che per il depresso è assolutamente insostenibile. È proprio l’incapacità di provare emozioni che rende la depressione così pesante da sopportare.

Chi è depresso desidera spesso scomparire, ma tutto quello che vuole veramente dentro sé stesso è essere trovato. Se ciò accade, la palude non ha più quell’odore… la visione del mare non è un miraggio ma uno status raggiungibile.

Ad ogni giovane che sta leggendo quest’articolo, proprio a colui che magari sta vivendo uno stato di tristezza patologico, dico che tutto è ancora possibile. C’è bisogno di credere nella forza della vita che ancora una volta spinge a rialzarsi. Il buio profondo, anche quello che appare inaccettabile, ha uno spiraglio di luce che bisogna cercarlo senza sosta.

La vita non può essere affrontata unicamente con un farmaco. Noi siamo capaci di molto di più. È bello poter sapere che tu, adolescente del 2021, voglia parlare con qualcuno di te, di quel che sei, di cosa senti. In questa condizione cambia tutto. A te probabilmente queste parole sembreranno inutili ma un giorno, proprio mentre starai parlando o ascoltando, ti accorgerai che le catene del non senso daranno spazio ad un inatteso desiderio di risentire il gusto della vita.

In quel momento scoprirai che esiste uno spiraglio di luce. Lo start-up del cuore riparte dal basso. Rendi possibile quello scatto. Fidati e affidati. La vita ha una forza sorprendente. Tu mettici del tuo. Io sono con te!