La crescente emergenza delle morti sul lavoro, che le cronache sottolineano ogni giorno, deve essere affrontata diffondendo sempre di più una cultura della sicurezza. Indipendentemente dal numero di ore svolte, i corsi di formazione alla sicurezza non bastano. È necessario parlare di questo tema alle giovani generazioni, partendo dalle scuole. Sul versante delle aziende invece, bisogna passare dall’attuale sistema sanzionatorio ad uno in grado di sostenere e incentivare le realtà aziendali che investono sulla sicurezza mediante, ad esempio, dei fondi specifici provenienti dall’avanzo di gestione dell’Inail che, allo stato attuale, ammonta a 37 miliardi di euro.
La prevenzione degli infortuni sul lavoro, torno a ripeterlo, non deve essere fatta solo attraverso corsi di formazione ma, anche portando negli istituti scolastici le esperienze di coloro che hanno vissuto in prima persona un infortunio sul lavoro. Bisogna cambiare l’approccio che, attualmente, è basato sul numero di ore e diffondere una nuova cultura della sicurezza. La creazione di un mondo del lavoro più giusto ed equo, come ci ha esortato più volte a fare Papa Francesco, a mio parere, si crea portando allo stesso tavolo e facendo dialogare i lavoratori e le imprese. Bisogna incentivare, anche attraverso aiuti economici, le realtà che mettono al centro la dignità del lavoro, così facendo si darà vita ad un percorso virtuoso di inclusione e cogestione dei processi produttivi in senso più equo, attraverso salari e pensioni dignitosi che siano parametrati al costo della vita.
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