Intervento

Cosa ci insegna la parabola dei vignaioli

Da dove nasce l’ingratitudine, un sentimento purtroppo sempre più diffuso tra le persone? Cosa ci è successo perché ci sia così tanta ingratitudine in noi? Oppure è sempre stato così, solo che ora è più visibile? L’ingratitudine non è tutto. Ha in sé una naturale tendenza a crescere e a trasformarsi in invidia. Da lì, si fa simile ad un comportamento crudele e patologico che, purtroppo, è sempre più diffuso nelle nostre relazioni. Si attivano allora i peggiori istinti e motivi dell’agire umano e non ci vuole molto per vederne le conseguenze: esse si manifestano immediatamente sotto forma di violenza e di varie forme di ingiustizia.

Il Vangelo di oggi presenta una situazione di questo tipo. La dinamica delle intenzioni umane e quella del gruppo sono ben visibili. Da dove nasce un atteggiamento così crudele dei contadini? Il testo evangelico non lo dice direttamente, ma ad un certo punto sentiamo le motivazioni dei criminali prima di compiere il gesto finale. Si preoccupano di possedere la vigna, di sottrarla, o più precisamente di rubarla, al suo legittimo proprietario e al suo erede. Perché compare questo sentimento così forte e pervasivo tale da condurre al crimine? Non è facile rispondere a questa domanda. Se interpretiamo questa parabola nel suo contesto, cioè la relazione tra il Signore Gesù ed il popolo cui appartiene per nascita, tutto diventa storicamente chiaro, anche se rimane da chiarire la questione delle motivazioni che hanno portato a questo.  È vero, tuttavia, che il Signore Gesù viene rifiutato per invidia: i capi di Israele vedono una minaccia alla propria posizione e poiché non la trattano in modo equo, decidono per una soluzione radicale.

Questa situazione si ripropone ancora oggi. Assistiamo ad una battaglia sempre più intensa tra una serie di disonesti usurpatori di una posizione e di un potere che non gli sono stati realmente conferiti. Tuttavia, avendo ambizione, non guardano al quadro generale, non si preoccupano della verità, ma solo del proprio tornaconto. Riducono quindi ogni relazione a una minaccia oppure ad un conflitto: chiunque, specialmente chi si trova in una posizione più forte e migliore, è visto come una minaccia da eliminare – o come una potenziale preda.

Si noti, tuttavia, che questa è la posizione chiave del Signore Gesù nel mondo. Ancora oggi. È una posizione pasquale – perché non c’è risurrezione senza il crimine dell’uomo contro Dio, e non c’è tale crimine senza motivazioni e ambizioni basse e sporche. Questa è la materia e la natura della realtà umana. E questo è ciò che il Signore Gesù ha coraggiosamente preso su di sé. A noi restano due scelte: o seguire le sue orme, condividendo in qualche modo il suo destino – ma con la prospettiva della risurrezione quindi della vittoria finale; o pensare solo ai nostri guadagni illusori e temporanei, quindi fare male agli altri fino ad ucciderli, però con una prospettiva finale miserrima. Preghiamo perché ci venga concesso con la preghiera il coraggio di fare la scelta giusta!

padre Bernard Sawicki

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