Il mistero del farmaco dannoso che dopo sei mesi diventa uno “strumento etico”

La “determina” dell’AIFA del 8 ottobre scorso, con la quale la pillola dei 5 giorni dopo (principio attivo, ULIPRISTAL, nome commerciale EllaOne) diventa di fatto un prodotto a disposizione di chiunque, minorenni comprese, alla stregua di una vitamina, senza prescrizione medica, tira in ballo nientemeno che l’etica. Si dichiara, infatti, che la questa pillola è uno “strumento etico” per aiutare le donne nella loro decisione anticoncezionale/abortiva.

Sono numerosi i profili sotto cui criticare duramente ed incondizionatamente questa decisione, ma vorrei focalizzare un aspetto che certamente il grande pubblico non conosce e che la dice lunga sul modo di agire secondo gli schemi classici del “politicamente corretto”, anche quando sono in gioco la salute e la vita delle persone. Il 22 marzo 2020 veniva emanata una “nota informativa concordata con le autorità regolatorie europee e l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA)”, in cui si decideva di ritirare dal mercato Ulipristal acetato, in commercio alla dose di 5 mg per il trattamento dei fibromi uterini, intimando di non iniziare nuovi trattamenti. Questa decisione era stata provocata da “un nuovo caso di grave danno epatico che ha comportato il trapianto epatico in una paziente trattata con Ulipristal acetato 5 mg”.

Dunque, farmaco dannoso, pericoloso, anche ad una dose modesta (5 mg). A questo punto sorge una semplice domanda di buon senso che chiunque può e deve porsi: “Un farmaco che viene ritirato perché dannoso in marzo, come mai diventa addirittura “etico” e alla portata di tutti, sei mesi dopo?”. Senza dimenticare l’assurdità tecnico-scientifica: dannoso al dosaggio di 5 mg., vendibile in farmacia senza ricetta, in quanto “strumento etico”, al dosaggio di 30 mg.!!!

E’ noto che la contraddizione in sé stessi è segno di un pensiero poco sano, quantomeno confuso, oppure volutamente ingannatore. Ognuno ne dia il giudizio che crede; resta il fatto che stiamo vivendo un tempo nel quale perfino l’evidenza scientifica si deve sottomettere al pensiero di regime ed oggi domina il pensiero che va contro, sempre e comunque, alla vita.

E’ un altro passo nel segno della cultura della morte, alla faccia della salute di piccole vittime, anche minorenni, che vengono abbandonate una volta di più di fronte a scelte di non poco conto. Senza dimenticare il paradosso di trattare un embrione come fosse un fibroma uterino!