Cosa significa essere genitori di un figlio con autismo

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Essere genitori di un figlio con autismo: cosa significa…la nostra storia inizia qualche anno fa, otto per la precisione. Il mio bambino faceva psicomotricità da una dottoressa, che per la prima volta pronunciò la parola “autismo“. Mi ricordo che io stavo aspettando la mia terza figlia, un pancione enorme. Mio marito tornò da quell’incontro: era bianco come un cencio. Mi sembrava che fosse invecchiato tutto d’un tratto di dieci anni. Lui, medico, aveva capito benissimo cosa significasse quella parola. Per me invece, era quasi un termine sconosciuto o sentito qualche volta in televisione. Un mese dopo avevamo la diagnosi: disturbo dello spettro autistico. E ora cosa facciamo? Dove andiamo? Chi può curare nostro figlio? Molte domande ti assalgono, e non hai risposte. E questo vi dico che è angosciante.

Allora si comincia il pellegrinaggio in ospedale, vieni a sapere che c’è un centro autismo, fondato da un altro padre coraggioso e folle. Sì, perché le strutture che ci sono per questo disturbo del neuro-sviluppo sono per merito di genitori coraggiosi e folli che dal nulla mettono in piedi strutture meravigliose. Pensate a PizzAut fondato da Nico Acampora, a Cascina Cristina costruita da Annalisa Martinelli, ai Bambini delle Fate con Franco Antonello. Ora il mio bambino ha undici anni, è cresciuto, è un bell’ometto, fa tante cose che mai ci saremmo aspettati. I bambini crescono, cambiano, migliorano. Certo è uno zaino che ci porteremo tutta la vita. Non c’è cura. Ma quello che voglio dire a genitori come noi che hanno in mano una diagnosi di autismo è di non angosciarsi, ci sono altri genitori, non siete soli. Conoscere altre mamme e papà, condividere il problema, diventa già tutto più leggero. Un pianto e poi via, si può affrontare tutto se non si è da soli. Non sappiamo cosa ci riserverà il futuro e come sarà la vita dei nostri bambini, ma dobbiamo pensare positivo, un giorno alla volta si può affrontare tutto.