Quando il coronavirus uccide anche i diritti

Ci ha scritto un lavoratore straniero in Italia da quindici anni, oramai cittadino italiano, coniugato con tre figli nati in Italia; racconta di avere acquistato una casa destinata ad abitazione contraendo un mutuo per l’intero importo occorso per l’acquisto, in quanto lavoratore dipendente a tempo pieno di una cooperativa che svolge i servizi di pulizia presso alcuni enti; anche la moglie lavora come dipendente e con lo stipendio di entrambi riescono a pagare il mutuo ed a provvedere all’economia domestica. Un quadro tipico dell’Italia che lavora, serena ed operosa, pur tra difficoltà logistiche e disagi quotidiani ma che tende ad assicurare uno stato di benessere continuo alle famiglie per la crescita; quell’Italia che ha distinto gli anni trascorsi e che ha consentito alle persone di crescere in un’economia sana e virtuosa, meta ambita ad onta dell’immagine negativa che viene sempre diffusa.

Ma è arrivata la pandemia e l’emergenza sanitaria, che ha colpito molti anziani, vittime sacrificali di una gestione improvvisata e di una confusione diagnostica e terapeutica, oltre che di un’organizzazione contraddittoria ed il sogno si è infranto: la moglie è stata licenziata ed in mancanza di risorse è rientrata in Perù con i tre figli, lasciando il malcapitato marito a guardia della casa acquistata con un mutuo ancora da pagare per tanti anni. Il marito, solo e sconsolato, è stato ridimensionato con la riduzione dell’orario di lavoro part time e chiedendoci, con grande dignità, se era possibile ottenere una riduzione del mutuo poiché oggi il suo stipendio è pari alla rata del mutuo.

Ho voluto incontrarlo per cercare di capire meglio e di dargli una mano concreta nell’assistenza alla sua pratica: un uomo giovane e forte segnato dalla disperazione di essere finito in una strada buia e senza ritorno. Dovrà pagare da solo il mutuo di una casa che non gli occorre più, oppure venderla sprecando gli enormi sacrifici fatti finora; ritornare al suo paese d’origine infrangendo i sogni di felicità, vanificando gli sforzi di attesa e di speranza, di lavoro e di sacrificio che hanno accompagnato questi anni di impegno. Uno sguardo privo di sorriso, un’espressione di dolore tra l’ansia e la rassegnazione. Un dramma.

Gli ho parlato della possibilità di sospensione delle rate di mutuo, fino a diciotto mesi poiché la riduzione dell’orario di lavoro supera i trecento giorni, disposte con il Fondo di solidarietà per l’acquisto della prima casa (legge 24 dicembre 2007 n. 244 meglio nota come fondo Gasparrini), ma la risposta è stata disarmante anche per un consulente navigato: e poi, cosa faccio?

Gli ho risposto che finirà presto e che tutto tornerà come prima ma la pietosa bugia si manifestava in tutta la sua evidenza nell’espressione sfiduciata apparsa sul viso dell’uomo, consapevole che la sua vita è cambiata in un momento, che il sogno è finito, che deve tornare indietro o proseguire senza la sua famiglia, inutilmente.

Colpa della pandemia? Purtroppo no. Il virus ha ucciso le persone contagiate che non hanno ricevuto l’assistenza adeguata ma ha fermato sulla strada tantissime persone sane e forti che hanno dovuto ripiegare, si sono dovute arrestare, si sono arrese di fronte alla chiusura delle maglie della libertà.

Poteva essere licenziata la moglie del nostro lavoratore? Poteva essere ridotto il suo orario di lavoro? In tempi normali avrei risposto di no ed avrei suggerito la reazione sindacale e giudiziaria, ma oggi? Con le attività ridotte, le impossibilità di colloquio, le difficoltà logistiche ed operative? Ed il grande mostro della pandemia che tutto sembra giustificare? La risoluta lavoratrice, madre di tre figli, non si è persa d’animo: è andata via ed è ritornata al suo paese, non so se lì la pandemia non ci sia. Il marito è restato da solo perché aveva investito tanto in una casa che ora si sta sgretolando sotto i suoi occhi. Probabilmente andrà via anche lui per salvare la sua famiglia, e perderà gli anni di lavoro e di sacrificio che ha speso con loro. Se non partirà, perderà tutto poiché non avrà che farsene della casa.

Amico mio, chi non ha saputo difendere te e tutti quelli come te avrà anche voi sulla coscienza, non solo i morti da “coronavirus”.