Aumentare gli investimenti per le infrastrutture

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Il nostro Paese  che ha uno dei Debiti pubblici più alti del mondo e che da vent’anni cresce pochissimo, ha visto aumentare povertà e l’impoverimento di una parte consistente del lavoro.

Crescere di più è un interesse nazionale sia per ridurre il Debito sia per ridurre povertà e aumentare il benessere e offrire una prospettiva alle giovani generazioni. Negli ultimi dieci anni fondamentale per una certa tenuta del nostro PIL è stato il saldo commerciale attivo tra export e import. Ma per l’import e per lexport sono fondamentali le infrastrutture portuali, l’attraversamento delle Alpi oltre ovviamente alla tenuta del nostro sistema manifatturiero.

Ecco perché dopo l’incidente ferroviario che giovedì scorso ha semiparalizzato il Paese e di fronte alla prossima chiusura del Traforo del Bianco occorre rimettere al centro la realizzazione dei corridoi ferroviari europei dalla TAV al Terzo Valico sino al Brennero.

L’Italia è l’unico Paese che per andare in Europa deve attraversare le Alpi, pagandone i relativi costi. Era il tema del primo appunto che Cavour, definito dagli inglesi il più grande statista dell’800, scrisse al Re. Con questa convinzione il piccolo Stato sabaudo approvo’ il progetto del Primo Traforo alpino di sempre, tredici kilometri nella montagna sconosciuta. Tanto è vero che ai tre grandi artefici della costruzione del Traforo, Sommeiller, Grandis e Grattoni furono utili i consigli di Don Vachet, il parroco di Bardonecchia.

Prima della costruzione del traforo il nostro PIL era un quarto di quello inglese. Per Cavour il Traforo era strategico per fare arrivare dalla Europa lavoro e la novità dell’industria ma anche per far passare la linea di trasporto che collegava Londra con le Indie, dopo la costruzione del Canale di Suez, la cosiddetta valigia delle Indie. Dopo solo tre mesi dalla approvazione del progetto Cavour e il Re diedero il via ai lavori che durarono 13 anni. Una efficienza che l’Italia ha perso, a parte il successo nella costruzione del nuovo ponte di Genova. Le Ferrovie unirono il Paese come disse Francesco Saverio Nitti così come nel secondo dopoguerra autostrade e trafori alpini aiutarono la rinascita economica e sociale del Paese.

Dal 1975, con la vittoria del PCI alle amministrative, la politica delle infrastrutture subisce un grave arresto. Un emendamento comunista approvato dal Parlamento blocca per 25 anni la costruzione delle autostrade. Le forze politiche non avevano le infrastrutture come priorità. Non a caso per salvare la TAV fummo noi della Società civile a prendere la iniziativa e a organizzare la Prima Manifestazione in piazza per una Infrastruttura molto contestata a gauche.

Quella Piazza sconfisse i No a Tutto che avevano rallentato lo sviluppo del Paese al costo di un aumento della disoccupazione. Questo clima cambiato ha fatto passare senza ostacoli il grande Piano di investimenti inserito nel PNRR.

La prossima chiusura del Traforo del Bianco, tre mesi all’anno per 18 anni, creerà grossi problemi alla mobilità nel Nord Ovest che così toccherà con mano le gravi conseguenze dei tempi troppo lunghi nella costruzione della TAV.

Ecco perché gli investimenti nelle infrastrutture e una forte difesa della manifattura, a partire dall’automotive , sono vitali per la nostra economia. Gli investimenti del PNRR saranno importanti per la ripresa della economia italiana ma in prospettiva saranno strategici la TAV, il Terzo Valico, la Nuova Diga a Genova, il Brennero ferroviario perché dall’aumento dei volumi del traffico merci e logistica al porto di Genova e dalla grande Area logistica che si realizzerà nella Pianura Padana arriverà un forte contributo alla crescita strutturale della nostra economia e del lavoro. Da questo punto di vista la iniziativa delle Confindustria del Vecchio triangolo industriale per accelerare gli investimenti e le ricadute logistiche è quanto mai opportuna. C’è solo da augurarsi che prevalga la politica buona che guarda al futuro più che ai sondaggi elettorali.