Accadeva oggi: nel 1909 il primo Giro d’Italia (VIDEO)

La storia glorosa della gara sportiva su due ruote dalla nascita ai giorni nostri, in attesa del prossimo Giro di ottobre 2020

Erano le 3 di notte circa del 13 maggio quando iniziò la gloriosa storia del Giro d’Italia. Si partì da piazzale Loreto a Milano, con 8 tappe per 2448 km che portarono fino a Bologna, Chieti, giù fino a Napoli per poi risalire lo stivale per giungere a Roma, Firenze, Genova, Torino, concludendo, dopo 18 giorni, il 30 maggio, a Milano. Il Giro d’Italia da quei tempi è sempre stato organizzato dalla Gazzetta dello Sport, il giornale sportivo stampato su carta rosa che darà anche il colore alla maglia del leader della corsa. Una spinta fondamentale venne dal grande impegno del capo redattore della stessa Gazzetta dello Sport Tullo Morgagni.

Come si gareggiava nel 1909

Si sentì subito il respiro internazionale dell’evento sportivo, tanto che dagli stessi organizzatori fu definito “corsa ciclistica internazionale”, grazie alla presenza in gara di 20 corridori stranieri tra cui il più atteso era Petit-Breton. Quell’anno i ciclisti in partenza furono 127 ma all’arrivo si trovano solo in 49. La bicicletta era tutt’altro che leggera e tecnologica, le migliori in gara pesavano 15 kg senza i vari “accessori”, costruite principalmente in ferro, senza la benché minima possibilità di cambiare rapporto, non esisteva cambio. La divisa poi, in lana, pesantissima, non era certo paragonabile alle divise che vediamo oggi al Giro d’Italia o in altre competizioni, super-aderenti e sottili, realizzate per evitare il minimo ostacolo aerodinamico. Ogni ciclista correva con un tubolare intrecciato alle spalle utile in caso di foratura e nel caso di una seconda foratura invece c’era solo da fermarsi e rattoppare, non era previsto il pronto intervento delle ammiraglie.

Il primo vincitore del primo Giro d’italia

Luigi Ganna fu il vincitore del primo Giro d’Italia, ragazzo della provincia di Varese che conobbe il ciclismo prima di tutto per necessità. La bicicletta era il suo mezzo di trasporto per raggiungere Milano, dove lavorava. Cento chilometri circa, andata e ritorno, tutti i giorni, convinsero “el Luison”, così veniva chiamato per la sua possente statura, che il ciclismo poteva dare una svolta alla sua vita e tenerlo lontano dal cantiere. Dal 1909, il Giro d’Italia è stato interrotto solo negli anni delle due guerre mondiali, per il resto il Giro d’Italia, nel mese di maggio, ha sempre dato un tocco rosa alle strade dalla nostra Italia.

Cosa rappresenta oggi la bicicletta?
“Io spero che la bicicletta venga vista anche un modo per riuscire ad uscire al meglio e quanto prima da questa pandemia, perché fa bene all’ambiente oltre che a sé stessi. Questo è uno straordinario giocattolo, una compagna di giochi in assoluto perché noi così la interpretiamo. É una conquista e così deve essere, poi piano piano se ci si affeziona e si scopre di avere del talento e soprattutto tanta passione può diventare la propria vita a tutti gli effetti. A 17/18 anni si fanno tre ore, tre ore e mezzo di allentamento che è difficile riscontrarle nelle altre discipline, però vedo che tutti quelli che lo fanno ne traggono sempre ampia soddisfazione. Oggi un po’ come tutti i manager e i grandi imprenditori in assoluto vanno in bicicletta, perché la bicicletta aiuta e per fortuna piace a tante persone, soprattutto ragazze. Tante bambine chiedono la bicicletta come regalo dell’esame di terza media e questo lo dicono le statiche istat” ha dichiarato Renato Di Rocco, presidente della Federazione Italiana Ciclismo parlando del Giro d’Italia durante un’intervista su Gino Bartali.

Qual è il legame tra ciclismo, territorio e turismo?
“La bicicletta richiama la centralità anche rispetto all’ambiente, è uno strumento ecologico, che fa bene alla salute e con il tempo il ciclismo riesce a promuovere anche il territorio, le bellezze paesaggistiche e anche l’enogastronomia e il settore agroalimentare che è un’eccellenza assoluta in tutta la nazione – continua Di Rocco -. Senza far pagare un biglietto passiamo sotto i balconi di migliaia milioni di persone facendo divertire la gente, con una carovana di colori, si promozionano le mondo le immagini della nostra straordinaria Italia”.

Il Giro d’Italia 2020

La scorsa settimana l’UCI ha pubblicato il nuovo calendario del World Tour che vede il Giro d’Italia in programma dal 3 al 25 di ottobre. In attesa di scoprire la nuova località della Grande Partenza, sappiamo che l’ecuadoriano Richard Caparaz tornerà in Italia per difendere il titolo conquistato l’anno scorso: per il neoacquisto del Team Ineos il Giro sarà il grande obiettivo stagionale, mentre Bernal, Froome e Thomas sembrano tutti puntare al Tour. Sarà al Giro d’Italia anche Jakob Fuglsang (Astana) che quindi salterà la Liegi-Bastogne-Liegi già vinta nel 2019: per il 35enne danese sarà la seconda partecipazione dopo il 12° posto finale del 2016 al servizio di Vincenzo Nibali. E la corsa rosa sarà anche il primo grande giro della carriera per Remco Evenepoel (Deceuninck) che ha scelto di confermare questo obiettivo che era già stato individuato a inizio anno.