“Il Governo si impegna a compensare al più presto gli operatori del settore con adeguati ristori”. Così il ministro della Salute, Roberto Speranza, cerca di mitigare la delusione degli imprenditori del settore sciistico che, in giornata, hanno appreso della chiusura delle piste da sci fino al prossimo 5 marzo. Il ministro ha firmato il provvedimento vietando tutte le attività sciistiche amatoriali fino a quella che sarà la naturale scadenza del Dpcm del 14 gennaio 2021. Ora l’obiettivo è compensare la chiusura con lo stanziamento di fondi a sostegno dei gestori.
Sull’argomento, mentre si ventilava l’ipotesi di disporre ulteriori stop, era arrivato l’attacco dei ministri dello Sviluppo economico e del Turismo, Giancarlo Giorgetti e Massimo Garavaglia, concordi sulla necessità di fornire risposte immediati alle attività montane. “La montagna, finora dimenticata, merita rispetto e attenzione: che risposte si danno e in che tempi al documento predisposto dalle regioni? Non è solo questione di cifre: non è detto nemmeno che bastino i 4,5 miliardi richiesti quando la stagione non era ancora compromessa, probabilmente ne serviranno di più, a maggior ragione se ci sono altri stop. Gli indennizzi per la montagna devono avere la priorità assoluta, quando si reca un danno, il danno va indennizzato; già subito nel prossimo decreto”.
Mentre gli esperti del settore sanitario si esprimono favorevolmente alla firma dell’ordinanza, i governatori accolgono la decisione con freddezza. Particolarmente critico il presidente del Piemonte, Alberto Cirio: “Soltanto dieci giorni fa il Comitato tecnico scientifico nazionale aveva stabilito che in zona gialla da lunedì 15 si sarebbe potuto sciare. Su queste direttive il Piemonte si è mosso, nel rigoroso rispetto delle regole. Regole che non possono cambiare tutte le settimane”. Concorde il governatore della Lombardia, Attilio Fontana: “Una decisione dell’ultimo secondo che dà un ulteriore colpo gravissimo a un settore che stava faticosamente riavviando la propria macchina organizzativa. Ancora una volta si dimostra che il sistema delle decisioni di settimana in settimana è devastante sia per gli operatori, sia per i cittadini”.
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