Editoriale

Dal lavoro alla cooperazione: la sfida della nostra epoca

Si è celebrato il Primo Maggio e intanto l’Ocse ha rassegnato ancora dati incoraggianti per l’Italia. Gli occupati aumentano, così anche il tasso di attività ormai molto simile alla media europea. Aumentano ancora i contratti a tempo indeterminato, anche se i giovani che né studiano né lavorano sono ancora molti nel Sud, come il dato di coinvolgimento delle donne nel mercato del lavoro resta ancora scarso. Anche il lavoro nero nel Sud resta a livelli allarmanti con salari bassi, zero contribuzioni sociali e livelli di concorrenza tra imprese compromessi. Una situazione penosa che toglie ossigeno all’Italia che occorre cambiare.

Il governo ha incontrato giorni fa i sindacati per annunciare alcuni provvedimenti per il lavoro dipendente ed imprese che possono ancor più migliorare le cose: un bonus tredicesima di un centinaio di euro che si incasserebbe a gennaio per chi non supera i 28 mila euro ed ha almeno coniuge ed un figlio a carico; si confermerebbero dopo qualche incertezza tasse al 5% per le somme percepite fino a 3 mila euro per l’incremento della produttività; benefici fiscali e contributivi per le imprese che assumono giovani donne con contratti a tempo indeterminato, che nel periodo precedente hanno incrementato assunzioni; aumenti importanti di budget per i fondi di coesione e penalizzazioni per coloro che non li utilizzano o li usano male.

Nel giudicare questi provvedimenti con il metro usato con quelli fatti da altri governi, si potrebbe dire che sono persino più definiti. Ma il tema è quello di concepire un qualcosa che susciti la cooperazione di tutti per un piano che rilanci il paese in una visione di insieme sulle tasse, sullo sviluppo che si vuole ottenere, sui rami da tagliare, sulla education che ci serve, sulla necessaria pacificazione nel Paese. Per questa ragione i sindacati e le imprese, insieme, devono offrire una proposta all’altezza delle sfide di questa epoca. Dovrà essere una proposta non per promuovere divisioni ma per unire i migliori che sono presenti in ogni forza politica. Questo è quello che serve al Paese ed il Primo Maggio si spera sia all’altezza di tali ambizioni e valore per il mondo del lavoro e degli italiani.

Raffaele Bonanni

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