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Sostenibilità: ridurre le disuguaglianze e generare la parità di genere

L'intervista di Interris.it all'assessore alle Politiche della Sicurezza, Attività Produttive e Pari Opportunità di Roma Capitale Monica Lucarelli che definisce la parità di genere come la chiave di successo per uno sviluppo sostenibile del territorio

In occasione della Giornata Internazionale dei Diritti delle Donne, Interris.it ha partecipato a un momento di condivisione, organizzato dall’Assessorato alle Politiche della Sicurezza, Attività Produttive e Pari Opportunità di Roma Capitale, in cui è stato approfondito il tema della parità di genere come chiave di successo per uno sviluppo sostenibile del territorio.

Intervista

L’incontro è stato il pretesto per parlare di sostenibilità con Monica Lucarelli, assessore alle Politiche della Sicurezza, Attività Produttive e Pari Opportunità di Roma Capitale. Lei ci ha spiegato anche il progetto “Un’Impresa Comune” che ha lo scopo di creare una catena di valore per le imprese del territorio, accompagnandole a diventare Imprese Benefit, per ridurre le diseguaglianze, per generare crescita e per promuovere la parità di genere.

L'assessora Monica Lucarelli
L’assessora Monica Lucarelli. Foto di Elena Padovan

Assessora, che valore ha la sostenibilità?

“Si tratta di un elemento fondamentale che guida ogni aspetto della nostra vita, compreso il contesto imprenditoriale. Per questo motivo noi non possiamo più permetterci di dare spazio a un’impresa incentrata solo sul profitto, che peraltro fino ad oggi ha portato a un aumento importante dei divari come quello di genere, quello salariale e quello che colpisce le persone vulnerabili. Siamo arrivati a un punto in cui è importante prendere coscienza che se ciò che crea sviluppo, anziché includere, emargina significa che l’azione va modificata alla sua radice. Inoltre, la parità di genere non è solo un principio di giustizia sociale, ma una strategia intelligente per garantire la stabilità finanziaria e migliorare la performance delle imprese, contribuendo così all’aumento del PIL pro capite”.”

É un caso che sostenibilità sia un sostantivo femminile?

“Assolutamente no e ci siamo accorti che anche tante altre parole come impresa, sicurezza, attività produttive e pari opportunità sono femminili. Questo aspetto ci ha spinti a partire da questo punto, forti dalla convinzione che senza pari opportunità non ci possa essere uno sviluppo sostenibile del territorio. Inoltre, siamo convinti che per avere un risultato valido e duraturo tutti i mondi che formano il tessuto socio produttivo del nostro Paese, dalle imprese, all’associazionismo, fino alle realtà accademiche, devono remare verso la stessa direzione”.

Vi è una piena consapevolezza che c’è bisogno di una svolta?

“Dipende. Sicuramente, rispetto a qualche anno fa, se ne parla molto di più anche all’interno delle scuole. Questo aspetto fa ben sperare perché è importante che già in tenera età gli adulti del futuro possano riflettere su queste tematiche. Non possiamo però accontentarci di questo e noi come istituzione abbiamo il dovere e la responsabilità di continuare a parlarne, perché l’8 marzo non sia una semplice ricorrenza annuale, ma venga celebrato 360 giorni all’anno”.

A proposito di sostenibilità, Roma Capitale in collaborazione con la Casa delle Tecnologie Emergenti di Roma e NATIVA, presenta l’iniziativa Un’Impresa Comune. Di che cosa si tratta?

“É un progetto che vuole facilitare la trasformazione di ogni impresa romana in un’Impresa Benefit, ovvero una realtà che nell’esercizio di un’attività economica, oltre allo scopo di dividerne gli utili, persegue una o più finalità di beneficio comune e opera in modo responsabile, sostenibile e trasparente nei confronti di persone, comunità, territorio e ambiente. Inoltre, noi siamo convinti che questo percorso possa anche diventare un vero e proprio acceleratore per la parità di genere con una maggiore inclusione delle donne e aprire la strada a un cambiamento positivo e duraturo, in cui ogni impresa diventa la forza motrice dello sviluppo sostenibile della città”.

Quali sono i criteri per partecipare?

“A Roma ci sono 246.000 imprese e il progetto ha individuato un bacino di 140.000 future potenziali Società Benefit. Queste devono avere sede legale o operativa a Roma, devono essere costituite come società di capitali, di persone o cooperative, oppure persone, gruppi o organizzazioni che si impegnano a costituire una società a Roma entro 3 mesi. Le imprese selezionate saranno supportate da NATIVA nell’adozione dello status Benefit, con accesso a strumenti dedicati senza alcun onere economico. Il percorso di trasformazione delle imprese avrà una durata massima di 6 mesi e comprenderà momenti chiave come il Kick-off, un evento iniziale per interagire con le imprese partecipanti e condividere esperienze di successo. Seguiranno incontri di formazione sulla gestione del Benefit e il processo di integrazione statutaria”.

La vostra amministrazione ha intrapreso anche il percorso per la certificazione della parità di genere. Perché?

“Noi siamo un’amministrazione che conta oltre ventiduemila dipendenti e che arriva a cinquantamila se si sommano anche tutte le partecipate. Abbiamo uno spiccato senso di responsabilità verso gli uomini e le donne che ogni giorno dedicano il loro lavoro a questo ente e per loro vogliamo essere apripista in materia di politiche adeguate e concrete per ridurre il divario di genere in termini di opportunità, salari e conciliazione tra i tempi di lavoro e di vita. Siamo convinti che con queste azioni noi potremmo valorizzare tutto il personale di Roma Capitale”.

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