Caso Ream, Chiara Appendino condannata per falso in atto pubblico

La sindaca di Torino si autosospende dal Movimento 5 stelle ma resta a Palazzo Civico: "Porterò a termine il mio mandato, questa sentenza non me lo impedisce"

Una condanna a sei mesi con la condizionale per falso, nell’ambito del processo Ream, per la sindaca di Torino, Chiara Appendino. Identica quella comminata all’assessore comunale al Bilancio, Sergio Ronaldo, mentre ne ha ricevuti otto l’ex capo di Gabinetto Paolo Giordana. La prima cittadina resterà comunque a Palazzo Civico: “Sono stata assolta per tre reati su quattro – ha spiegato la sindaca a margine dell’udienza – perché il fatto non sussiste. Resta l’episodio del 2016 e aspettiamo di leggere le motivazioni della sentenza ma continuo a essere convinta di aver agito per il bene dell’ente. Porterò a termine il mio mandato, questa sentenza non me lo impedisce. E mi autosospendo dal Movimento come prevede il codice etico”.

La vicenda

Il processo riguarda il caso dell’area ex Westinghouse, che ha visto coinvolto il Comune di Torino nell’ambito della precedente legislatura sul progetto di riqualificazione dei terreni. Un’area che la Ream, la partecipata della Fondazione Crt, aveva versato una caparra di cinque milioni per avere un diritto di prelazione sull’area in questione, che avrebbe dovuto essere oggetto di un piano di rilancio con prevista costruzione di un centro congressi. Secondo l’accusa, la nuova giunta non avrebbe inserito nei bilanci successivi la somma che avrebbe dovuto essere restituita. Da qui la nascita dell’inchiesta. Per Appendino e l’assessore era stato chiesto un anno e due mesi, un anno per l’ex capo di gabinetto. Fra le quattro accuse decadute, quelle per abuso di ufficio.