Tensioni in Ucraina, il Papa: “Il 26 gennaio pregheremo per la pace”

Papa Francesco, nell'Angelus della domenica della Parola di Dio, invita a compiere ogni azione in direzione della fratellanza

Papa Francesco Angelus Ucraina
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L’escalation di tensione in Ucraina preoccupa anche il Santo Padre che, al termine dell’Angelus domenicale, lancia un appello accorato in auspicio della pace e del dialogo. Un invito alle persone di buona volontà, affinché “elevino preghiere a Dio onnipotente” per far sì che “ogni azione e iniziativa politica sia al servizio della fratellanza umana, più che di interessi di parte”. L’appello di Papa Francesco è anche un monito: “Chi persegue i propri scopi a danno degli altri, disprezza la propria vocazione di uomo, perché tutti siamo stati creati fratelli”. E conclude indicendo una preghiera comune per l’Ucraina: “Viste le tensioni attuali, propongo che mercoledì prossimo 26 gennaio sia una giornata di preghiera per la pace”.

L’Angelus del Papa

Una preghiera che arriva nel giorno in cui la liturgia rievoca la prima predica di Gesù, nella sinagoga di Nazareth, dove legge le Sacre Scritture. In particolare il passo del profeta Isaia riguardante il Messia, “che proclama un messaggio di consolazione e liberazione per i poveri e gli oppressi”. Finito di leggere, Gesù esordisce dicendo: “Oggi si è compiuta questa Scrittura“. Oggi è la prima parola pronunciata da Gesù e riportata dal Vangelo di Luca: “Un ‘oggi’ che attraversa ogni epoca e rimane sempre valido. La Parola di Dio sempre è ‘oggi’. Incomincia un ‘oggi’: quando tu leggi la Parola di Dio, nella tua anima incomincia un ‘oggi’, se tu la intendi bene”. Una parola che colpisce chi la ascolta, anche nella nebbia del pregiudizio: “Intuiscono che in Gesù c’è di più. Che cosa? C’è l’unzione dello Spirito Santo”.

Una Parola viva

A volte, ricorda Papa Francesco, “capita che le nostre prediche e i nostri insegnamenti rimangono generici, astratti, non toccano l’anima e la vita della gente. E perché? Perché mancano della forza di questo oggi. Quello che Gesù ‘riempie di senso’ con la potenza dello Spirito è l’oggi”. E bisogna fare attenzione a guardarsi da un discorso ben costruito ma astratto: “La predicazione corre questo rischio: senza l’unzione dello Spirito impoverisce la Parola di Dio, scade nel moralismo o in concetti astratti; presenta il Vangelo con distacco, come se fosse fuori dal tempo, lontano dalla realtà. E questa non è la strada”. Una parola in cui non pulsa la forza dell’oggi “non è degna di Gesù e non aiuta la vita della gente”. La Parola di Dio è “viva ed efficace, ci cambia, entra nelle nostre vicende, illumina il nostro quotidiano, consola e mette ordine. Ricordiamoci: la Parola di Dio trasforma una giornata qualsiasi nell’oggi in cui Dio ci parla”.