L’informazione al centro del dibattito, Fico: la politica faccia la sua parte

Nella giornata dedicata alla libertà di stampa, istituita nel 1993 dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, si discute di riforma dell'informazione

Il presidente della Camera, Roberto Fico

L’Italia – secondo il rapporto di Reporter senza frontiere – è al 41esimo posto per libertà di stampa, ultimo in Europa. Un triste primato che deve far riflettere sullo stato della democrazia.

In questa giornata dedicata alla libertà di stampa, il pensiero va innanzitutto a coloro che hanno perso la vita, che sono stati uccisi, per raccontare la verità. Poi, si rende necessaria una riflessione sulla situazione attuale.

I dati nel mondo

Secondo l’Osservatorio dell’Unesco, dal primo gennaio 2020 ad oggi sono stati assassinati 76 giornalisti nel mondo per non parlare di tutti coloro che subiscono arresti, vessazioni o minacce.

Il monito che arriva dall’Europa

Per l’alto rappresentante dell’Unione Europea Borrell, “la libertà di stampa è un pilastro delle società democratiche, che possono prosperare solo se i cittadini hanno accesso a informazioni affidabili e fanno le proprie scelte con cognizione di causa” e l’Unione è “determinata a fare di più, in Europa e altrove”.

L’intervento del Presidente della Camera

“La politica deve fare la sua parte nell’elaborare una legge e fare sempre un passo indietro rispetto all’informazione”. Lo dice il presidente della Camera, Roberto Fico, al termine dell’incontro con la delegazione Fnsi e Articolo 21 in occasione della Giornata internazionale sulla libertà di stampa. Secondo Fico, sul tema “è importante instaurare un dibattito serio in Parlamento”. Tuttavia, sostiene, “trovata la legge fatto l’inganno, quindi e’ necessario che allo stesso tempo si svolga un dibattito culturale“.

Il gesto simbolico del Presidente dell’odg Verna

“In un Paese di tradizione democratica come il nostro – afferma Carlo Verna, Presidente dell’Ordine dei giornalisti – la censura è qualcosa che evoca un sentimento di ripulsa, è una sorta di tabù. Attenzione, però, perché la censura si traveste, si mette degli abiti addosso diversi per non farsi riconoscere”.

Questi abiti diversi della censura, per Verna, sono “le fonti non più tutelate, le querele temerarie, le minacce ai giornalisti, le regole che fanno sì che il controllato nomini il  controllore: sono tutte forme di censura. E’ questa la ragione per cui ho scelto un gesto spettacolare, per mandare forte e chiaro questo messaggio: urge una nuova legislazione per l’informazione”.

I dati del Viminale

“Il Viminale segnala un aumento dell’89% dei casi di minacce e molestia, dentro e fuori la rete, dal 2019 ad oggi. Durante il periodo del Covid le minacce, in particolare quelle nella rete, sono cresciute e ci sono regioni con forte percentuali d’aumento come la Sicilia, il Lazio, la Campania ma anche la Lombardia per citarne solo alcune”. Così all’agenzia Dire Giuseppe Giulietti, presidente della Federazione nazionale della stampa (Fnsi).