L’iniziativa è partita da Bergamo, dal presidente di una provincia che, a oggi, è una delle più falcidiate dall’epidemia di coronavirus. Un simbolo per tutta Italia, Bergamo e il suo areale geografico, forse il ground zero all’interno del drammatico quadro della Lombardia, regione messa in ginocchio da un male feroce e imprevisto. Da qui, l’appello del presidente Gianfranco Gafforelli, dapprima ai comuni bergamaschi, poi con estensione a tutto il Paese, affinché ogni città si unisse al lutto dei centri orobici, organizzando un minuto di silenzio per le 12 del 31 marzo ed esponendo bandiere a mezz’asta. Una richiesta che non ha incontrato resistenze: dal Quirinale ai palazzi comunali, anche il Vaticano ha aderito all’iniziativa, riferendo che esporrà “le bandiere a mezz’asta, a lutto, per esprimere la propria vicinanza alle vittime della pandemia in Italia e nel mondo, alle loro famiglie e a quanti generosamente lottano per porvi fine”. Un segno di lutto e di solidarietà “con tutte le per comunità che stanno pagando il prezzo più alto”, con i sindaci dei comuni italiani che, con fascia tricolore al petto, osserveranno il minuto di silenzio dinnanzi ai propri municipi, come a simboleggiare che il dolore e l’urgenza della sfida posta dalla pandemia riguardano ognuno di noi, senza distinzioni di sorta.

Dolore comune
E’ rimasta negli occhi di ogni italiano l’immagine dell’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, in piedi sulla cima del Duomo per implorare la Vergine affinché intercedesse per la fine del morbo. Così come sono destinate a passare alla storia le istantanee di Papa Francesco che, in una Piazza San Pietro deserta, ha pregato ai piedi del Crocifisso miracoloso, invocando anch’egli l’intercessione della Madonna. Momenti intensi, di profonda unità per ogni cittadino italiano ma, idealmente, di ogni Paese attraversato da un’epidemia che ha posto tutti sullo stesso piano, ricordandoci che, in fondo, nessuno di noi è diverso dall’altro quando la prova è quella dolore.

La prima linea

Sull’iniziativa, si era espresso anche il sindaco di Bari e presidente dell’Associazione nazionale comuni italiani (Anci), Antonio Decaro: “Tutti abbiamo negli occhi le immagini della tragedia che sta colpendo così duramente molte città del Nord e che sta sottoponendo a dura prova tutte le comunità che amministriamo. Come sempre succede nelle grandi emergenze, noi Sindaci, che siamo i rappresentanti istituzionali più prossimi ai cittadini, diventiamo destinatari e custodi delle loro legittime preoccupazioni e delle loro comprensibili angosce”. In sostanza, ha spiegato il primo cittadino barese, i sindaci sono “la prima linea, sottoposti come siamo alla forte pressione del carico di responsabilità di una comunità intera”.