CHI ERANO LE VITTIME DEL DISASTRO AEREO

Centocinquanta vittime (144 passeggeri, 2 piloti e 4 membri di equipaggio), 8 minuti per arrivare allo schianto, 2.700 metri di altitudine, volo A320 n. 4U9525, 9.55 orario di partenza, 10.51 quello in cui è scomparso dai radar. Numeri, codici. Il momento in cui tutte queste cifre si trasformano in storie di vita, e di morte, è quello più difficile da metabolizzare. Già… Perché dietro ci sono sogni infranti, famiglie distrutte, vite appena nate e già spezzate. E l’attimo esatto in cui te ne rendi conto Fa diventare immediatamente visibile, comprensibile, drammaticamente tangibile l’assoluta precarietà dell’essere umano.
Ecco allora che dalle lamiere contorte, dal buio della tragedia prendono corpo i nomi, appaiono i volti; i loro sorrisi prima della partenza a far da contraltare al pianto dei loro genitori, amici, compagni, ai quali oggi non resta che un album di fotografie.

A bordo dell’aereo precipitato in Francia c’era la rappresentazione della varietà del mondo: un danese, due colombiani, un olandese, un turco, due australiani. C’erano anche un cittadino belga che viveva con la moglie a Barcellona, poi un ex lavoratore della compagna galiziana Inditex. Poi un dipendente del ramo spagnolo della Bayer e la moglie di un altro impiegato. Inoltre due dirigenti della Fiera di Barcellona. In tutto sul volo della morte c’erano una quarantina di spagnoli, e tanti tedeschi.

Come quei ragazzi di 16 anni, della decima classe. Tornavano a casa dopo una settimana in Spagna, per un progetto di scambio interculturale: un’esperienza tipica e molto diffusa in Germania, per quell’età. Sull’aereo della Germanwings hanno trovato la morte, e con loro due insegnanti del Ginnasio di Haltern am See, cittadina tedesca del Nordreno-Westfalia.

All’aeroporto di Barcellona gli studenti avevano salutato le famiglie che li avevano ospitati per una settimana; selfie, lacrimucce, numeri di cellulare e mail. Tutto ciò che disegnava un futuro di nuovi incontri; quando è giunta la notizia, nell’istituto tedesco, le lezioni sono state sospese. Oggi però la scuola è rimasta aperta, trasformata in una chiesa a cielo aperto, con migliaia di lumini vicino al cancello d’ingresso e un silenzio spettrale.

Tra le vittime piante in Germania anche Oleg Bryjak, un noto baritono tedesco, star della Deutsche Oper am Rhein. L’artita 53enne tornava da una serie di apparizioni al Gran Teatre del Liceu di Barcellona.
A bordo c’erano anche due neonati, in viaggio con i loro genitori. Uno dei due si chiamava Julian Pracz-Bandres, aveva appena 7 mesi e stava con la madre Marina Bandres Lopez Belio, 37 anni. Il marito Pawel Pracz, si è detto ”sconvolto” e ha dichiarato ai media che la moglie era andata in Spagna per
partecipare al funerale di uno zio e aveva comprato i biglietti aerei all’ultimo minuto. Di loro sarà difficile persino ritrovare i resti. Pensare alle loro giovani vite cancellate nel giro di poche settimane provoca una stretta al cuore. Un’unica consolazione: non si sono accorti di ciò che stava per accadere. E una certezza: che dal cielo siano volati in Cielo.