Più i cittadini mostrano delusione per il Paese, più cercano gratificazioni nel loro territorio. Quando le trovano si acuisce la distanza dal resto dell’Italia. E tutto ciò si ripercuote sulla fiducia nelle istituzioni e sulla coesione sociale che sono essenziali per mettere in atto i processi di cambiamento che tutti reclamano ma nessuno sembra volere realmente”, afferma al Sir il segretario generale della Cei, monsignor Stefano Russo. Quindi: “Votare, appartenere e partecipare possono essere i tre verbi giusti per ripartire”.
Il numero due dell'episcopato nazionale augura che “finalmente possa esserci un’inversione di tendenza rispetto al clima di sfiducia generale verso le istituzioni: la passione e la competenza possono essere decisive in questo, insieme all’identità che contraddistingue il nostro Paese“. Secondo monsignor Russo, come ha ricordato il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, “la cultura della responsabilità costituisce il più forte presidio di libertà e di difesa dei principi, su cui si fonda la Repubblica”. E “questo comune sentire della società, quando si esprime, si riflette sulle istituzioni per infondervi costantemente un autentico spirito repubblicano”. Il segretario generale della Cei auspica che “la cultura della responsabilità possa essere la medicina per curare le pulsioni antidemocratiche”. E, aggiunge, “le elezioni a Roma, così come avviene ogni volta che si vota, possono risvegliare il senso di appartenenza a una città e il desiderio di partecipazione”.
Votare, secondo monisgnor Russo, “può ridestare la passione per sentirsi parte di una comunità non frantumata nei desideri dei singoli individui, ma ricomposta da quel collante unico che è il bene comune”. Per questo “la partecipazione a un progetto di vita comunitario diventa un’esigenza imprescindibile”. Inoltre “qualsiasi persona dotata di buon senso e di apertura verso l’altro non può non essere preoccupata per l’acuirsi di tutte le forme di odio. Il susseguirsi di eventi drammatici sta annientando il senso stesso dell’umanità“. E qui “non si tratta di credo religioso: a essere messo in discussione è il concetto di umano“.
Ciò che preoccupa il vescovo Russo è “la sottovalutazione che molto spesso si dà ai discorsi di odio e a tutte le forme di malvagità più o meno celate: sono preoccupato dal male che serpeggia nelle nostre società, sono preoccupato per le ferite e le lacerazioni che ogni attentato lascia dietro di sé”. Sono “drammi infiniti di cui forse non c’è grande coscienza“. Infatti, “la commozione momentanea svanisce, la preoccupazione rimane”. Per quanto riguarda l'Ue nell'anno della Brexit, “è tempo di verificare se ci sono riforme da realizzare, in modo da rendere le istituzioni comunitarie più efficaci e democratiche e per avvicinare gli stessi cittadini al grande progetto dell’unità europea“.
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