Saltato il tavolo con i sindacati, convocato dopo tre giornate di scioperi nazionali, Matteo Renzi “sale in cattedra” con tanto di lavagna e spiega in video la riforma della Buona Scuola, la prossima sfida del governo. “La scuola non è una questione su cui si possono fare battaglie politiche – ha spiegato il presidente del Consiglio – è il luogo dove o si cambia il Paese o si resta costretti nella palude e nel chiacchiericcio. Discutiamone, parliamone, ma facciamolo sulle cose concrete, non sugli slogan ideologici”.
Armato di gessetti e cancellino, come un vero maestro, il premier ha descritto punto per punto il ddl. “Potrà piacere o non piacere – ha detto – ma la riforma parla di alternanza scuola-lavoro, con il 44% disoccupazione giovanile; cultura umanistica; più soldi agli insegnanti; l’autonomia come principio fondamentale; infine la continuità con l’assunzione dei precari”. Nel testo, ha chiarito Renzi, “Non si parla delle vacanze degli studenti; non ci sono presidi-Rambo; non è vero che il preside assume l’amico dell’amico o che ci sono licenziamenti dopo 36 mesi: sono assolute falsità”. Al contrario “cosa c’è invece? Gli asili nido; il diritto allo studio per cancellare le disuguaglianze in partenza; la scuola digitale; quattro miliardi per l’edilizia scolastica”.
Dunque, è stato l’appello del premier, “possiamo discutere serenamente di questo? Non può essere la riforma del prendere o lasciare, perché la riforma appartiene a tutta la comunità: ma se ridiamo centralità alal scuola forse l’Italia torna a crescere. Non mi accontento del pil allo 0,3%, io voglio per la scuola il ruolo che merita, la centralità nel futuro”.
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