Senza figli non c’è futuro. NurSind è il principale sindacato infermieristico in Italia. Si tratta della prima e unica sigla che ha raggiunto il traguardo storico della rappresentatività nazionale. Dal 2013 gode di tutte le prerogative per intervenire sugli aspetti contrattuali, organizzativi ed economici del lavoro degli infermieri del Servizio sanitario nazionale. E quindi, per aiutare la categoria a fare quel salto di qualità che merita. Nell’ambito della contrattazione. Il 21 maggio 2018 non ha sottoscritto il contratto collettivo nazionale del comparto sanità, ritenendolo irricevibile. Il 2 novembre 2022 invece lo ha fatto. Anche nella sanità privata è presente in diverse strutture e tutela in eguale misura e con la stessa determinazione i propri iscritti. “Sulla denatalità come emergenza del Paese si sprecano fiumi d’inchiostro, eppure di interventi concreti se ne ve vedono ben pochi. Non si fa nulla, per esempio, per invertire il trend della chiusura di punti nascita, calati tra il 2019 e il 2022 da 475 a 434 (dati Agenas), Mentre secondo l’ultimo annuario statistico del Ssn, negli ultimi dieci anni è stato chiuso ben un consultorio su dieci. Cosi’ come non si interviene per contrastare la carenza di oltre 8 mila ostetriche”. E’ la denuncia che ha fatto il Nursind in occasione della Giornata internazionale dell’ostetrica che si è svolta il 5 maggio.
“Dispiace ci sia una sottovalutazione di fondo da parte delle istituzioni di questa figura professionale, centrale per la donna non solo durante la gravidanza, ma dall’età dello sviluppo alla menopausa – osserva Fausta Pileri, ostetrica e infermiera membro della direzione nazionale Nursind -. Non solo, ma anche l’unica professionista che durante il parto prende in carico ben tre pazienti insieme. E cioè la mamma, il papà e il neonato”. Di qui la richiesta di una valorizzazione del suo ruolo: “Se non vogliamo allontanare sempre più i giovani da una delle più antiche professioni sanitarie, è necessario investire. Per garantire una crescita professionale e salariale all’ostetrica, oltre che riconoscerle una maggiore autonomia”. Un tasto su cui insiste anche il segretario nazionale del Nursind, Andrea Bottega: “L’ostetrica è l’unica figura non medica cui è consentita, in base alla direttiva europea 36 del 2005 ratificata nel 2007 dal nostro governo, la prescrizione di esami legati alla gravidanza. Peccato che ancora non tutte le Regioni siano provviste di un nomenclatore tariffario. E, quindi, che tali prestazioni non siano considerate dal punto di vista economico in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale.
“Un’occasione mancata – continua il segretario – anche per incidere sulle liste d’attesa, oltre che sui costi del Ssn, che sarebbero minori potenziando appunto l’autonomia in capo alle ostetriche”. “Il Pnrr – concludono Bottega e Pileri – è un treno da non perdere. Per potenziare la medicina territoriale, infatti, non si può prescindere dall’ostetrica di famiglia. Che sarebbe un po’ un ritorno alle ostetriche condotte del passato. Un punto di riferimento sul territorio che, questo è il nostro auspicio, possa anche incidere positivamente sui parti non medicalizzati, avvicinando la soglia ancora alta dei cesarei a quel 10-15% fissato dall’Organizzazione mondiale sanità (Oms)”.
La mattina del 10 maggio, a Roma, presso l’Auditorium in via della Conciliazione, Papa Francesco parteciperà agli Stati Generali della Natalità, il cui tema sarà “Esserci. Più giovani più futuro” . Nel 2023 la diminuzione delle nascite rispetto al 2022 è di 14mila unità (-3,6%). Dal 2008, ultimo anno in cui si è assistito in Italia a un aumento delle nascite, il calo è di 197mila unità (-34,2%). “Il quadro che emerge dai dati Ocse per il nostro Paese appare caratterizzato da luci e ombre“, afferma Adriano Bordignon. Il presidente del Forum delle Associazioni Familiari analizza i dati relativi al Pil italiano pubblicati nell’ Economic Outlook dell’Ocse. “La ripresa dei salari reali, il previsto aumento degli investimenti pubblici e il rafforzamento delle esportazioni determineranno una graduale crescita nel medio periodo – afferma Bordignon-. Si prevede, infatti, un aumento del Pil italiano nel 2024 pari al +0,7% e al +1,2% nel 2025“. Tuttavia, secondo l’Economic Outlook dell’Ocse, la produzione manifatturiera, le vendite al dettaglio e la fiducia delle imprese rimangono deboli, sebbene la fiducia dei consumatori sia migliorata negli ultimi mesi.
“Il tema della fiducia è uno dei driver essenziali per progettare una famiglia (casa, lavoro, relazioni stabili e di qualità, costo della vita) e soprattutto per ipotizzare di mettere al mondo un figlio- aggiunge il presidente del Forum-. Se non c’è fiducia non c’è natalità. È necessario, pertanto, costruire un ecosistema più favorevole alla famiglia. E per farlo servono misure di carattere economico, fiscale, lavoristico, servizi territoriali. Ma soprattutto una grande alleanza che renda operativo un cambiamento culturale per un maggior impegno di tutte le forze del Paese attorno alla questione natalità e famiglia”. Dall’altro, sull’aspettativa della crescita reale dei salari. Perché soprattutto le famiglie con figli non hanno ancora ad oggi un supporto appropriato all’importantissimo ruolo dapprima natalistico, poi educativo e anche di cura dei più fragili e anziani. In questa direzione abbiamo grandi aspettative sui passi che il governo sta facendo in merito ad una riforma fiscale che consideri finalmente anche la composizione dei nuclei familiari. E alla riforma dell’Isee per l’accesso a servizi e contributi dedicati alle persone e famiglie”.
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