Napolitano: basta austerità, l’Europa parli anche di crescita

Dopo anni di austerity, è giusto che si parli anche di crescita: commenta così Giorgio Napolitano, le polemiche dei giorni scorsi per la lettera inviata al governo italiano da Bruxelles. Incontrando al Quirinale gli studenti per l’iniziativa “L’Europa siamo noi”, il Presidente della Repubblica ha richiamato l’attenzione delle istituzioni nazionali e non solo, con queste parole: “E’ grave che non si parli più dei valori alti dell’integrazione politica europea, ma che ci si accapigli tutti quanti – poco competenti, meno competenti e per nulla competenti – sullo 0,1%, sulle regole, sui trattati, sul fiscal compact”.

Secondo il Presidente della Repubblica, “l’Europa è nostra, non è una strana creatura nata fuori di noi, quasi un mostro che detta leggi inapplicabili e gravide di conseguenze per le nostre società” ma, allo stesso tempo, dopo gli anni di sacrifici, è ora di tornare a parlare di crescita. “Dinanzi alla disoccupazione giovanile – ha spiegato Napolitano – è giusto sollecitare Bruxelles per l’attuazione di nuove politiche di crescita e sviluppo”. L’Europa, ha voluto ribadire il Presidente, non è nata solo nel segno dell’unione economica ma, fin dagli anni ’50, ha avuto “grandi obiettivi politici” di integrazione continentale: cittadini e politici non devono “lasciare in ombra” i valori originali dell’Unione, che sono basati “sull’avanzamento del processo di integrazione politica”.

Un bacchettata anche alle istituzioni italiane, perché non alimentino sentimenti e pregiudizi anti europeisti, sempre più diffusi negli ultimi tempi: “Hanno preso piede, anche nel nostro Paese, atteggiamenti di estraneità e contestazione, fino a forme di rifiuto delle scelte europee”. Bruxelles, ha concluso il Presidente, sta affrontando “molteplici e scottanti questioni, dall’accordo sul clima alle politiche di investimento, per un deciso sforzo di rilancio dell’economia e dell’occupazione, pur senza far venir meno l’equilibrio di bilancio”.