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IMPRESENTABILI, CANTONE BOCCIA LA BINDI: “GRAVE PASSO FALSO”

Raffaele Cantone boccia l’operato di Rosy Bindi nella redazione della lista degli impresentabili per le elezioni Regionali. Secondo il numero uno dell’Anticorruzione, intervistato da Repubblica, “l`onorevole Bindi, nonostante non avesse una specifica esperienza, stesse facendo benissimo il suo lavoro, con quella capacità di impadronirsi degli argomenti e della complessità dei nodi che è propria dei politici di alto livello. Ma questa vicenda degli impresentabili è stato, per me, un grave passo falso, un errore istituzionale”.

La black list, ha spiegato Cantone, “per vari motivi snatura l’Antimafia. Primo: è rischiosa e fuorviante la logica di ‘istituzionalizzare’ gli impresentabili, i quali per loro stessa natura possono essere candidabili, eleggibili, non indagati eppure non idonei a entrare nella pubblica amministrazione, ad esempio per spregiudicato trasformismo; oppure perché è più grave che un politico si accompagni costantemente a persone dell`area grigia o a pregiudicati, rispetto al fatto di essere rinviato a giudizio per un abuso qualunque. Secondo: in questo modo, si rischia di produrre un`eterogenesi dei fini; cioè, di dare il bollino blu a tantissimi che, non vedendosi inseriti in quella lista, si sentono pienamente legittimati. E infine, perché questo porta la commissione antimafia e la sua fondamentale, indiscutibile direi sacra funzione, a fare e a parlare di altro. La commissione deve studiare, cogliere nessi, indagare fenomeni”.

Per quanto riguarda il caso specifico della Campania il presidente dell’Anac ha detto che “siamo finiti in un`impasse giuridica inedita, che sarà anche molto stimolante e interessante sciogliere, a patto di non lasciarsi tirare per la giacca da nessun timore di strumentalizzazioni. Non do per scontata l`interpretazione secondo cui De Luca debba essere sospeso subito dopo la proclamazione. Penso che la questione sia controversa”.

Per Cantone “esiste un`altra interpretazione. Gli articoli 7 e 8 del decreto che chiamiamo legge Severino prevedono infatti la decadenza o la sospensione. E quest`ultima interviene nei casi in cui l`amministratore abbia subito una condanna che però non è passata in giudicato, proprio come per De Luca, condannato in primo grado per abuso d`ufficio. In altri termini: se si sospendesse subito, senza consentire ai consiglieri eletti di insediarsi e al consiglio di funzionare anche in rapporto alla giunta, bisognerebbe dichiarare lo scioglimento del consiglio per impossibilità di funzionamento. E la sospensione prevista dalla Severino, che ha una funzione di natura cautelare e un carattere provvisorio, diventerebbe di fatto, una decadenza”.

Luca La Mantia

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