Finmeccanica, Tremonti indagato per corruzione

Una tangente da 2,4 milioni versata allo studio di tributarista di Giulio Tremonti da Finmeccanica: è l’accusa formulata dalla Procura di Milano per l’ex ministro dell’Economia. La somma sarebbe stata veicolata attraverso una parcella professionale, a saldo di una apparente consulenza sui profili fiscali dell’acquisizione dell’azienda americana Drs.

Proprio quest’azienda sarebbe al centro dello “scambio” fra Tremonti e la Holding di Stato: l’allora ministro del quarto governo Berlusconi, infatti, era inizialmente contrario all’acquisto, da parte di Finmeccanica, della società che forniva tecnologie militari al Pentagono. La tangente, dunque, sarebbe servita ad ammorbidire la posizione di Tremonti sul pagamento dei 5 miliardi di dollari necessari, per un’azienda che che oggi ne vale circa la metà. Secondo l’accusa, la fattura da due milioni e 400 mila euro per la consulenza dello studio di Tremonti a Finmeccanica sarebbe dunque falsa. In quel periodo l’ex ministro era formalmente uscito dalla “Vitali Romagnoli Piccardi & Associati”: oggi, invece, ne è nuovamente socio.

Oltre a Tremonti, sono stati chiamati in causa dalla Procura di Milano Enrico Vitali, uno dei soci commercialisti dello studio, l’ex presidente di Finmeccanica Pierfrancesco Guarguaglini, già coinvolto in una serie di inchieste fra Roma e Napoli, e Alessandro Pansa, l’ex direttore finanziario di Finmeccanica uscito 6 mesi fa con “un’indennità compensativa!” di 5,4 milioni.

Immediata la replica dell’ex ministro, che si è difeso dalle accuse formulate in una nota: “Non ho mai chiesto o sollecitato nulla ed in nessun modo da Finmeccanica. Anche per questo, come sempre, ho assoluta fiducia nella giustizia”. Dopo l’avvio formale dell’inchiesta, la procedura prevede entro 15 giorni la trasmissione degli atti al Tribunale dei ministri di Milano, competente sull’istruttoria.