La ripresa c’è, la Fed americana interrompe gli stimoli monetari

La Federal Reserve Bank americana (Fed), visti i positivi riscontri del mercato statunitense, ha messo fine al programma di “Quantitative easing” (Qe), vale a dire l’acquisto di titoli di Stato e mutui ipotecari per immettere liquidità nel sistema. Lo ha confermato il Federal Open Market Committee dell’istituto centrale Usa nella riunione di ieri sera sottolineando la manifestazione di fiducia verso la ripresa dell’economia statunitense. Per la Fed la crisi negli Usa è già finita tanto che, il mese scorso, ha ridimensionato il programma di finanziamenti nell’ambito della cosiddetta “exit strategy”, passando a “soli” 15 miliardi di dollari al mese rispetto a una punta di 85 miliardi durante la fase più acuta della crisi economica. Nel comunicato si esprime anche la scelta di lasciare invariati i tassi si legge dopo la fine del programma di Qe e l’avvio di una politica monetaria altamente accomodante che sarà approntata per un “tempo considerevole”. “Il comitato – spiega la banca centrale in una nota – continua a vedere nell’economia una forza sufficiente per sostenere i continui progressi verso la massima occupazione in un contesto di stabilità dei prezzi”.

Una decisione attesa, quella del comitato di politica monetaria guidato dal governatore Janet Yellen, a fronte di una crescita prevista al 3% quest’anno e di un tasso di disoccupazione oggi sotto il 6%. Nel comunicato si cerca inoltre di ridimensionare l’impatto della recente volatilità dei mercati, dell’indebolirsi della crescita in Europa e delle deboli prospettive sull’inflazione, spiegando che queste difficoltà non rappresentano un grosso ostacolo al raggiungimento degli obiettivi di occupazione e inflazione della Fed. In particolare l’istituto centrale ha sottolineato il miglioramento del mercato del lavoro, spiegando che la debolezza sta “gradualmente diminuendo”. Occorrerà comunque del tempo – conclude la Fed – prima di ritoccare il costo del denaro verso l’alto, anche in presenza di spinte inflazionistiche che la momento sono troppo deboli.