Conte: “Non siamo una banda di scriteriati”

Sabato pieno per Giuseppe Conte, presidente del Consiglio, che dopo aver presenziato al “DigithOn”, la maratona dei progetti digitali, e alla Fiera del Levante di Bari, si è recato in serata al Forum Ambrosetti che si tiene annualmente all'interno della cornice della Villa d'Este sul lago di Como. Il premier Conte non ha mancato di rilasciare alcune dichiarazioni alla stampa, interrogato su diversi temi.

Il significato di cambiamento

Il premier Conte ha dichiarato: “Ci siamo qualificati come governo del cambiamento che per noi significa fare sforzi per fare gli interessi dei cittadini“. Replicando alle critiche diffuse di diversi media, il presidente del Consiglio ha detto: “Siamo stati accusati di essere populisti e sovranisti. Da giurista ricordo che nell'articolo 1 della Costituzione ci sono proprio questi concetti”.

Euro ed Europa

Conte, per il quale “il 4 marzo c'è stata una rivoluzione gentile“, è tornato a smentire chi accusa il suo governo di voler portare l'Italia al di fuori dall'Europa. “Vi racconto un aneddoto personale; sin dal primo incarico ho incontrato il ministro Savona riservatamente al termine delle consultazioni con i gruppi parlamentari. Volevo conoscere il 'mio' ministro dell'Economia. Vi assicuro che non abbiamo mai parlato di uscita dall'Euro o di distacco dall'Europa“. Propositi che non trovano spazio nemmeno nelle conversazioni con Di Maio e Salvini: “In tutte le discussioni con i leader delle due forze di governo – ha continuato il premier – non abbiamo mai parlato di uscita dall'Euro e dall'Europa“.

Nessuna divisione

Pur esprimendo comprensione per il lavoro dei giornalisti, il presidente del Consiglio ha richiesto di giudicare il suo governo dai fatti e non dalle parole. “Siamo molto coesi – ha detto Conte – e spesso mi sorprendo nel leggere sui giornali di fibrillazioni e discussioni varie“. “Se poteste assistere alle nostre riunioni – ha assicurato Conte – anche sui dossier piu importanti, vi annoiereste perchè non ci sono grandi discussioni, c'è solo un franco dialogo. Siamo tutte persone ragionevoli, non siamo una banda di scriteriati“.

Obiettivo 5 anni

Giuseppe Conte ha voluto anche allontanare lo spauracchio di una fine anticipata dell'esecutivo: “I giornali – ha affermato il premier – parlano di elezioni anticipate. Noi abbiamo una prospettiva quinquennale e lo dimostreremo anche con la manovra economica; non la stiamo varando nella prospettiva di qualche mese o di un anno, ma in quella di 5 anni e per questo alcune misure saranno dosate con gradualità“.

I vincoli

Il presidente del Consiglio ha affrontato poi il tema dei vincoli: “Quando si parla di politica economica – ha detto Conte – a volte incautamente si parla solo di vincoli“. “I vincoli – ha proseguito il premier – esistono, ma non sono dell'Ue, ma ci derivano dalla consapevolezza che abbiamo ereditato un pesante debito pubblico e siamo consapevoli che essi non stanno nei codicilli, ma nella capacità di convincere gli investitori a prestarci 400 miliardi all'anno”. Presentando quelli che sono secondo lui gli interventi più urgenti, ha dichiarato: “La pressione fiscale è molto elevata, abbiamo una legislazione vecchia di 40 anni che non è frutto di un progetto organico e discutibile. Dobbiamo intervenire in quella direzione; il nostro Paese non cresce da decenni, senza produttività non ci può essere progresso e si rischia di mettere i cittadini gli uni contro gli altri”.
“La politica economica – ha insistito Conte – se non vogliamo fare i sudditi, dobbiamo orientarla a risolvere i probemi di povertà, pressione fiscale e produttività tenendo conto della dimensione e della sostenibilità del debito pubblico”. Concludendo, il premier ha osservato che “non c'è nulla di eversivo in questo“.