CON LA CRISI SIAMO DIVENTATI TUTTI ESPERTI DI ECONOMIA

Spread, Btp, Ftse Mib, oscillazioni… Parole fino a qualche tempo contenute solo nei vocabolari tecnici degli esperti di finanza e oggi diventate di uso comune. La crisi non ha cambiato solo le nostre abitudini ma ci ha portato a conoscere l’economia. Perché direttamente o indirettamente ognuno di questi elementi incide sulla nostra vita. Secondo l’Istat sono aumentati i consumatori italiani in grado di esprimere un valore su questi dati. In particolare, è elevata e in forte crescita rispetto al 2010 la quota di coloro che forniscono indicazioni sull’andamento del prodotto interno lordo e sul livello del tasso di disoccupazione (rispettivamente da 19,9% a 63,7% e da 27,1% a 61,9%). La proporzione di coloro in grado di rispondere sul tasso di inflazione, dopo una flessione nel 2014, torna a crescere nell’ultimo anno passando dal 26,4% al 33,9%. E’ quanto emerge dal focus diffuso dall’Istat sulla conoscenza da parte dei consumatori italiani dei dati economici.

Tra i consumatori che si esprimono sulla dinamica del pil nel 2014, in media risulta una variazione su base annua di +0,1%, rispetto al dato ufficiale Istat pari a -0,4%. Una percezione più positiva della dinamica rilevata, corrispondente alla variazione registrata nel primo trimestre 2015. La quota di coloro che non sanno dare una risposta sull’andamento del pil è composta sia da persone che, pur senza conoscere il valore puntuale, hanno sentito parlare dell’argomento in TV, alla radio o dai giornali (18,7%), sia da chi non ne ha proprio sentito parlare di recente (16,0%). Soltanto il 33,9% degli intervistati ha saputo fornire un livello per il tasso d’inflazione registrato negli ultimi 12 mesi indicando, in media, un valore assai diverso da quello rilevato dall’istituto: +4,5% a fronte del dato ufficiale di -0,1%. Si conferma così la tendenza dei consumatori a percepire una dinamica inflattiva significativamente maggiore di quella rilevata. Sono il 42,9% degli intervistati quelli che, anche non fornendo un’informazione quantitativa, hanno comunque sentito parlare dell’argomento, mentre il 20,8% indica di non aver avuto questa opportunità.

Più di sei intervistati su dieci (61,9%) hanno fornito un valore del tasso di disoccupazione pari al 19,7%, contro un dato ufficiale, riferito a marzo 2015, del 12,7%. Il 29,1% dei rispondenti, pur non riuscendo ad esprimere un valore quantitativo puntuale per questo indicatore, ne ha comunque sentito parlare; invece, il 7,5% non ne ha avuto l’occasione.Sulla dinamica del Pil i consumatori esprimono un dato migliore di quello effettivamente rilevato dalla statistica ufficiale; per la disoccupazione, al contario, indicano un valore peggiore. Sembra pertanto che nella percezione dei consumatori risulti amplificata l’uscita dalla crisi così come il permanere delle difficoltà nel mercato del lavoro. I principali canali d’informazione utilizzati dai consumatori per acquisire informazioni statistico-economiche sono la televisione (81,1%), Internet (48,8%) e i giornali (46,7%); seguono la radio (20,0%), le discussioni con parenti e amici (14,4%), le pubblicazioni specializzate e scientifiche (7,6%) e i discorsi dei leader politici (5,1%).

Una proporzione crescente degli intervistati dichiara di avere fiducia nelle statistiche ufficiali, sono il 61,5% nel mese di aprile del 2015 rispetto al 59,5% dello stesso mese dell’anno precedente. La qualità e l’affidabilità delle informazioni diffuse dai media sullo stato dell’economia italiana durante la recente crisi finanziaria sono state giudicate buone o sufficienti dalla metà degli intervistati. L’informazione statistica è scarsamente utilizzata per le scelte individuali effettuate riguardo investimenti, acquisti importanti, decisioni su studio e lavoro o per la gestione del risparmio. Anche se la maggior parte dei consumatori dichiara di non utilizzare i dati statistico-economici ufficiali per le proprie scelte economiche (l’81,7%), ben l’84,7% ritiene comunque molto abbastanza importante essere informati su questi argomenti (in crescita rispetto all’83% dello scorso anno).