Approvata la relazione di Martina

Prima il rischio spaccatura, poi linee ammorbidite e tregua firmata: l'assemblea infuocata del Partito democratico si chiude con l'approvazione all'unanimità della relazione del segretario reggente Martina, al quale viene accordata quella fiducia che lui stesso aveva chiesto almeno fino alla prevista riuione di partito, nella quale si sarebbe dovuto votare il nuovo segretario. Con 294 voti a favore e 8 astenuti, il ministro dell'Agricoltura si conferma alla leadership (provvisoria) dei dem anche se, in mattinata, la situazione all'Ergife (dove si è riunito il Nazareno) era piuttosto tesa, con i partecipanti divisi se concedere o meno la fiducia al segretario ad interim.

Fischi in sala

Più uniforme l'assemblea sulla questione delle dimissioni di Renzi, diventate ufficialmente irrevocabili ma con la formalizzazione rinviata su proposta (accettata) del presidente del partito, Matteo Orfini, che ha inoltrato richiesta per posticipare l'odg, con annesso rinvio di tutte le questioni clou, tra le quali proprio la votazione del nuovo segretario (397 voti a favore, 221 contrari e 6 astenuti). Qualche fischio ma approvazione all'unanimità del collegio di presidenza, nonostante le ali di minoranza a guida Orlando ed Emiliano abbiano votato “no”. L'ex premier, assieme a Paolo Gentiloni, ha lasciato l'Ergife dopo la pausa per il pranzo.

Martina: “Abbiamo sbagliato”

Particolare concentrazione, come prevedibile (anche se non scontato, visto l'odg previsto), sulla probabile nascita di un governo a trazione Lega-M5s. Una scelta non bene accetta dalla platea che avrebbe a quanto pare preferito concentrarsi sulle questioni interne. Renzi, dal canto suo, preso atto del posticipo dell'odg ha rinunciato a tenere il discorso di apertura, lasciando spazio al ministro Martina. E il segretario reggente, alla luce del nuovo possibile esecutivo, torna sulla debacle elettorale del Partito democratico: “Abbiamo sbagliato sulla formazione delle liste. Mettiamo a fuoco il problema per evitare di tornare a commettere quegli errori… Abbiamo perso male, abbiamo sbagliato noi, io penso che ci sia mancato il contatto con il bisogno. Abbiamo pensato che la crescita portasse con sé più uguaglianza, e invece no, la forbice delle disuguaglianze si allargava. Tutto questo non smarrisce l’importanza dell’impegno di tutti noi, dei nostri governi, le tante cose buone vanno rivendicate”.