Il governo blinda le aziende strategiche

Antonio Misiani, viceministro dell' Economia: "Valutiamo il rafforzamento di strumenti come la golden power". L'affondo del governatore del Veneto, Luca Zaia

Il ragionamento che sta facendo il governo francese sulla difesa degli asset strategici “non può’ che riguardare anche il governo italiano- ha dichiatato oggi a Radio24 Antonio Misiani, viceministro dell’Economia-. Attueremo la difesa delle aziende italiane strategiche. Il governo ha già gli strumenti, come la golden power. Stiamo valutando a livello di presidenza del consiglio e Mef come rafforzare questi strumenti e difendere le aziende strategiche. C’è una riflessione in corso per estendere il potere di veto alla scalata ad altre aziende fuori dal perimetro dello Stato“.

Investimenti accelerati

E’ “tempo di semplificare investimenti Governi ogni colore non ce l’hanno fatta, per noi ora è obbligo”. Con il prossimo decreto anti-coronavirus atteso ad aprile, il governo deve “porre le basi per la ripartenza del Paese. Ci sono decine di miliardi già stanziati per gli investimenti pubblici che sono una delle chiavi di ripartenza. E’ il tempo di una drastica opera di semplificazione delle regole e delle procedure e di accelerazione degli investimenti che i governi di ogni colore, per i più vari motivi, non sono riusciti a fare e che ora noi abbiamo invece l’obbligo di fare”, precisa Misiani: “E’ una crisi inedita, servono strumenti nuovi: siamo di fronte a una crisi sanitaria, economica e sociale del tutto inedita, qualcosa di più ampio e profondo della crisi del 2009″. Quindi è “evidente che le risposte convenzionali sono armi spuntate, bisogna rompere i vecchi schemi, servono strumenti nuovi. Il governo ha fatto dei passi molto rilevanti con una manovra da 25 miliardi, molte misure saranno replicate anche da altri paesi”.

Ripensare la filiera produttiva

Basta esternalizzare produzioni. Mascherine, non accettabile produzioni strategiche all’estero”. La crisi innescata dal coronavirus, “più ampia e più profonda di quella del 2008/2009, obbliga a ripensare anche la politica industriale e la filiera produttiva, arginando il fenomeno delle esternalizzazioni”, sottolinea Misiani che fa l’esempio dei dispositivi di protezione individuale, come le mascherine. “La produzione in questi anni è stata esternalizzata per motivi di costo come molte altre: non è più accettabile che produzioni strategiche noi le dobbiamo importare con tutte le difficoltà che stiamo vivendo in questi giorni in cui ognuno di noi è impegnato per telefono a sbloccare carichi alle dogane e parlare con stati stranieri per far arrivare tute e mascherine“.

Il governatore della Regione Veneto, Luca Zaia – Foto © Mirco Toniolo per Errabi

 Il modello Veneto

Sul Coronavirus “il vero tema sono le buone pratiche. Dobbiamo trasferire buone pratiche, e vedrete che tutti quelli che gongolavano “sputtanando” l’Italia, la Regione Lombardia, il Veneto e l’Emilia Romagna, e sto parlando di molti Paesi europei, verranno da noi a mutuare le nostre esperienze, vedrete che dietrofront farà la Gran Bretagna con l’immunità di gregge”, spiega a Radio 24 Luca Zaia, presidente della Regione Veneto: E’ assolutamente vero che noi rispettiamo le regole, però è pur vero che qualcuno ci ha preso molto per i fondelli, e ci hanno dato degli untori, però non è così. Questa è una pandemia internazionale, come giustamente ha detto l’Oms, e va affrontata come tale”.

Tecnologia a difesa della salute pubblica

Il tracciamento dei movimenti attraverso i cellulari per limitare la diffusione del Coronavirus “secondo me è un’ottima soluzione”, osserva il governatore del Veneto: “Il problema è che siamo in un paese nel quale la limitazione della privacy e di libertà personale sono evocate a ogni piè sospinto. Ma siamo in emergenza, e ci vuole un provvedimento che ci legittimi a fare tutte queste attività”. Puntualizza Zaia: “A noi hanno proposto dei software che sono stratosferici, però mi metto nei panni dei cittadini, e quindi bisogna che ci sia una legittimazione giuridica sennò poi va a finir male”. Questa è “una guerra non convenzionale, ma dobbiamo far capire ai cittadini che qui stiamo in una giungla e stiamo aprendo un nuovo percorso con il machete. Abbiamo solo una bussola, che sono i modelli matematici, abbiamo delle indicazioni, abbiamo grandi professionisti della sanità, ma non abbiamo il “libretto di uso e manutenzione” come l’auto”.

Accorgimenti

“Siamo stati bravi in Italia, perché tutta la comunità scientifica che doveva darci grandi indicazioni, e molti non erano tenuti a studiare il caso Vo’, non ci ha mai detto che ci volevano determinati accorgimenti– sostiene Zaia- Se venisse qualcuno adesso e chiedesse consigli voi gli direste “comprate respiratori meccanici, rifornitevi di mascherine, prendete dei tamponi”. A noi queste cose nessuno le ha mai dette. Nessuno ha mai detto ad esempio che questi pazienti sono grandi “divoratori” di ossigeno, e ne aspirano talmente tanto che fanno congelare le tubature degli ospedali. Queste sono le cose che dobbiamo sapere, non che dobbiamo stare a un metro o 98 centimetri. Dobbiamo avere indicazioni di natura clinica, e non le abbiamo avute, perché se le avessimo avute oggi non ci sarebbe la rincorsa a comprare respiratori. Si smetta di dire che non ci sono mascherine perché noi non ci siamo attrezzati”.