Usa, riforma sanitaria: i dem puntano sull’effetto boomerang per le elezioni del 2018

Il voto riluttante di alcuni deputati repubblicani sulla riforma sanitaria voluta da Donald Trump potrebbe trasformarsi in un boomerang per il Grand Old Party. E’ quanto sperano i democratici in vista delle elezioni di midterm del 2018, quando il partito dell’asinello spera di conquistare i 24 seggi della Camera che gli consentirebbero di tornare a essere la maggioranza parlamentare.

Molti repubblicani hanno infatti deciso di sostenere il testo proposto dalla Casa Bianca più per evitare pericolosi scossoni politici su uno dei punti cardine del programma presidenziale che per convinzione.

La riforma sanitaria di Trump continua a far discutere nel Paese. L’economista Warren Buffet nel corso di un intervento al meeting annuale degli azionisti di Berkshire Hataway ha spiegato che i crescenti costi della sanità americana continuano a porre un peso sulla performance del business negli Usa e non è certo che il testo proposto dai repubblicani e passato alla Camera possa ribaltare la situazione. Buffet ha affermato che a suo avviso i costi per la sanità sono cresciuti incredibilmente e continueranno a crescere, mettendo in difficoltà le aziende in concorrenza con quelle di altri Paesi. Riguardo alle riforme proposta dai repubblicani, Buffett ritiene che al momento l’unica cosa certa è un consistente taglio fiscale per persone come lui, con redditi superiori a 250mila dollari e ben oltre.

Incassato il successo, intanto, Trump ha deciso di intervenire anche nel campo dei beni culturali. L’amministrazione repubblicana ha stilato una lista di 27 monumenti protetti il cui status – riconosciuto da precedenti presidenti sia repubblicani sia democratici negli ultimo vent’anni- intende porre sotto revisione. I luoghi indicati si trovano per la gran parte nell’Ovest degli Stati Uniti, ma ce ne sono anche cinque nell’oceano Atlantico e nell’Oceano Pacifico. La revisione indicata dal presidente Trump nelle scorse settimane riguarda in particolare le restrizioni federali rispetto all’utilizzo del territorio, il presidente ritiene invece che gli abitanti degli Stati interessati debbano decidere quale uso fare del territorio.