Turchia, stampa d’opposizione sotto assedio: fermato l’editore di Cumhuriyet

Prosegue la repressione contro i giornali di opposizione in Turchia. A fare le spese del deciso giro di vite inferto da Recep Tayyip Erdogan dopo il fallito golpe del 15 luglio stavolta è stato Akin Atalay, amministratore delegato della fondazione che gestisce il quotidiano laico Cumhuriyet, da sempre critico nei confronti dell’operato dell’attuale presidente.

All’arrivo all’aeroporto Ataturk di Instanbul, stava tornando da un viaggio in Germania, il manager è stato fermato dalla polizia. Atalay era ricercato nell’ambito dell’inchiesta che la scorsa settimana ha portato all’arresto di 9 reporter e amministratori di Cumhuriyet, compreso il direttore Murat Sabuncu, accusati di sostegno ai “terroristi” della presunta rete golpista di Fethullah Gulen e al Pkk curdo. L’operazione contro il quotidiano, simbolo della stampa di opposizione, aveva suscitato proteste in Turchia e allarmi a livello internazionale per la libertà di espressione nel Paese.

La svolta autoritaria imposta da Erdogan sarà rafforzata dalla modifica della Costituzione. Il “Sultano” punta al presidenzialismo e per ottenerlo sta cercando un accordo tra l’Akp (il suo partito) e i nazionalisti del Mhp. Decisivo in questo senso è stato l’incontro tra il premier Binali Yildirim, fedelissimo di Erdogan, e il leader nazionalista Devlet Bahceli, il quale ha dato un nuovo via libera al superamento del sistema parlamentare in favore di uno presidenziale. Il sostegno del Mhp è necessario alla maggioranza di governo per superare la soglia minima di 330 voti (su 550) per approvare in Parlamento modifiche costituzionali, da sottoporre poi a un referendum popolare, che l’Akp di Erdogan vorrebbe tenere entro aprile.

Il quadro, insomma, si fa sempre più preoccupante e ha messo in crisi il dialogo tra Ankara e Bruxelles. L’adesione della Turchia all’Unione Europea – paventata in passato per costruire un ponte con l’Islam politico – è sempre più lontana. Dopo la recente serie di arresti, diversi ministri dell’Ue stanno pensando di proporre una sospensione dei negoziati con la controparte. A chiedere apertamente un congelamento delle trattative sono stati Austria e Lussemburgo ma anche i liberal democratici e i social democratici che siedono sugli scranni dell’Europarlamento.