TERREMOTO NEPAL: PROSEGUONO LE RICERCHE TRA LE MACERIE

È partita, a bordo di un velivolo da trasporto KC767 dell’Aeronautica Militare, la task force di assistenza sanitaria e di supporto tecnico-operativo inviata dal Governo italiano per assistere la popolazione del Nepal colpita dal drammatico terremoto del 25 aprile.

Il team, coordinato dal Dipartimento della Protezione civile nell’ambito del Meccanismo europeo di settore, è composto da 36 persone tra personale medico del Gruppo Chirurgia d’Urgenza di Pisa, vigili del fuoco specialisti nella valutazione e messa in sicurezza degli edifici e funzionari del Dipartimento stesso. A bordo del velivolo anche personale sanitario dell’Esercito Italiano dell’ospedale militare Celio, funzionari dell’Unità di Crisi della Farnesina destinati ad integrare il team già operante in Nepal dal 27 aprile per l’organizzazione del rimpatrio dei nostri connazionali, e militari del Comando Interforze.

Il boeing dell’Aeronautica Militare – decollato da Pratica di Mare e che atterrerà a Kathmandu – trasporta un Posto Medico Avanzato composto da cinque tende, un gazebo per il triage e le aree di servizio per il personale, materiale tecnico d’intervento e un container contenente dodici tende autostabili. In particolare, sarà montata un’area per la stabilizzazione dei feriti e il pronto soccorso, barelle per l’attesa, attrezzature per radiografie ed ecografie, consulenza trattamento ortopedico, sala operatoria e una zona di attesa per  il trasferimento dei degenti in altri ospedali.

Il team sanitario – appartenente al Gruppo Chirurgia d’Urgenza di Pisa – è composto da medici di pronto soccorso, chirurghi, anestesisti, ortopedici e pediatri. La task force si ricongiungerà con gli esperti italiani arrivati in Nepal lunedì 27 aprile che in questi giorni hanno lavorato con le Nazioni Unite e le autorità locali proprio per preparare l’arrivo di team tecnici e sanitari e fornire il miglior supporto possibile alle popolazioni.

A Kathmandu, inoltre, è arrivato anche un team di esperti europei, tra i quali anche un ingegnere strutturista del Dipartimento della protezione civile, per dare supporto alle autorità locali nelle attività di valutazione dei danni e delle strutture pesantemente compromesse dal sisma. Resta problematico l’intervento dei soccorsi, soprattutto nelle aree più remote, a causa del maltempo e delle frane che hanno bloccato le vie di comunicazione.

La situazione del Paese è drammatica. Non sono mancati tafferugli: la gente, esasperata, ha iniziato a protestare contro i ritardi nei soccorsi: “Aspettiamo dall’alba, ci hanno detto che ci sarebbero stati 250 autobus, ma non ne è arrivato neppure uno”, ha spiegato Kishor Kavre, uno studente di 25 anni deciso come altri – si stima che potrebbero raggiungere le 300mila unità – a lasciare la città devastata. Ma c’è anche chi non vuole andarsene: decine di migliaia di senza tetto hanno deciso di rimanere a Kathmandu, e si sono messi in fila pazientemente nei punti di distribuzione (molti auto-organizzati agli angoli delle strade) di acqua e viveri.