Stato membro dell'Onu: la Palestina ci prova

L'Autorità nazionale palestinese (Anp) è intenzionata a chiedere il pieno riconoscimento da parte delle Nazioni Unite. Lo ha detto in una intervista il ministro degli esteri della Palestina, Riyad al-Malki, spiegando che presenterà la domanda durante la prossima riunione del consiglio di sicurezza dell'Onu, nell'ambito della discussione trimestrale del Consiglio di sicurezza sulla situazione in Medio Oriente, prevista per il 15 gennaio.

Partita al Palazzo di Vetro

Per poter concedere lo status, almeno nove paesi dovrebbero votare a favore e nessuno, con tale potere, porre il veto tra i cinque permanenti. E' improbabile che accada, anche perché gli Stati Uniti sono contrari a questa mossa almeno fino a quando non ci sarà la presentazione del piano di pace del presidente Trump, che avverrà dopo il 9 aprile, quando sono previste le elezioni in Israele. Dal canto suo, Tel Aviv è, invece, contraria almeno fino a quando, come prevedono gli accordi di Oslo, non si concluda il processo di pace tra i due Paesi. L'ambasciatore di Israele all'Onu, Danon, ha annunciato che il suo Paese sta facendo di tutto per fermare l'iniziativa e ha lasciato capire che oltre agli Usa, altri membri del consiglio di sicurezza, come la Germania e la Repubblica Dominicana, potrebbero appoggiare la mossa israeliana.

Precedente

L'ultima volta che i palestinesi hanno chiesto l'adesione a pieno titolo all'Onu è stato nel 2011, ma nessuna votazione reale è stata fatta. L'Assemblea Generale, dove non c'è il veto, nel 2012 ha votato a stragrande maggioranza per conferire lo status di stato non membro alla Palestina. Intanto il primo gennaio, lo Stato della Palestina assumerà ufficialmente la presidenza del “Gruppo dei 77 e la Cina“, il più grande blocco dei paesi in via di sviluppo presso l'Onu, che gli consente diritti e privilegi aggiuntivi. A ottobre, l'Assemblea generale ha votato a stragrande maggioranza per consentire temporaneamente ai delegati della Palestina di essere in grado di patrocinare proposte ed emendamenti, formulare dichiarazioni e sollevare mozioni procedurali. Questa votazione è stata giustificata con l'intenzione di permettere una presidenza piena di questo gruppo che, fondato nel 1964 con 77 paesi, nel corso degli anni è cresciuto comprendendo circa tre quarti degli Stati membri delle Nazioni Unite e circa l'80% della popolazione mondiale.