Pochi minuti dopo l’apertura delle negoziazioni alla Borsa di Mosca, l’euro e il dollaro hanno toccato un nuovo record storico sul rublo, che continua la sua caduta. Secondo gli esperti le prospettive dell’andamento del rublo sono “estremamente vaghe”. La riduzione del prezzo del petrolio, verificatasi a partire da giugno, interviene in una fase delicata per l’economia russa, già interessata da una crisi di credibilità a livello internazionale, tradottasi in un crescente deflusso di capitali. Sulla situazione pesa anche la possibilità di un inasprimento delle sanzioni, minacciate da Ue e Usa, dopo le elezioni di domenica organizzate dai separatisti in Est Ucraina, di fatto appoggiate da Mosca contro il volere della comunità internazionale.
Gli esperti fanno notare comunque che la svalutazione del rublo, per ora, fa gioco al governo russo che – ricevendo pagamenti per l’export energetico in dollari – non ha dovuto ancora effettuare significative riduzioni degli impegni di spesa (in valuta locale), nonostante il calo del prezzo del greggio. Il bilancio russo 2015 ipotizza un prezzo del petrolio medio di 100 dollari al barile e un cambio rublo/dollari a 37. Attualmente, nonostante gli interventi della Banca Centrale, la valuta russa si è svalutata di oltre il 25% da giugno. “Gli stati Uniti e i suoi alleati premono per un cambio al vertice del governo russo – ha affermato l’ex premier russo e attuale capo dei servizi segreti internazionali di Mosca, Mikhail Fradkov in un’intervista a Bloomberg –e per questo ci colpiscono economicamente con le sanzioni e con il crollo del rublo e del prezzo del petrolio”. Secondo Fradkov il calo del prezzo del petrolio è dovuto proprio alle sanzioni imposte da Washington per la crisi ucraina.