Scontri a Tripoli: arriva la condanna dell'occidente

Dai governi di Francia, Italia, Stati Uniti e Regno Unito arriva la ferma condanna per la “continua escalation di violenza a Tripoli e nei suoi dintorni, che ha causato molte vittime e che continua a mettere in pericolo la vita di civili innocenti”.

Il comunicato

Le tre potenze occidentali, in un comincato congiunto pubblicato sul sito della Farnesina, ribadiscono che “il Diritto Internazionale Umanitario vieta di colpire la popolazione civile e di sferrare attacchi indiscriminati”. Questi tentativi di “indebolire le legittime autorità libiche – si legge nella nota – e ostacolare il corso del processo politico sono inaccettabili. Esortiamo tutti i gruppi armati a cessare immediatamente ogni azione militare e avvertiamo coloro che compromettono la sicurezza a Tripoli o altrove in Libia, che saranno ritenuti responsabili di tali azioni”. Viene poi riaffermato il forte e costante sostegno “al piano d'azione delle Nazioni Unite, come ricordato dal presidente del Consiglio di Sicurezza il 6 giugno e dal Rappresentante Speciale delle Nazioni Unite Ghassan Salamé il 16 luglio. Invitiamo tutte le parti ad astenersi da qualsiasi azione che possa mettere in pericolo il quadro politico stabilito con la mediazione dell'Onu, e pienamente sostenuto dalla comunità internazionale“.

Ambasciata nel mirino?

Ieri all'alba un colpo di mortaio ha centrato un albergo vicinissimo all'ambasciata italiana. Fonti diplomatiche hanno riferito che il personale della rappresentanza è rimasto illeso ma vi è il timore che l'obiettivo fosse proprio la rappresentanza italiana. L'hotel Al-Wadan, situato nella zona di Al-Dahra, dista appena 150 metri dalla nostra ambasciata. Nell'attacco sferrato poco prima delle 6 ora locale, un colpo di mortaio ha ferito tre ospiti che alloggiavano al quarto piano e ha seminato il panico nella struttura. Sui social network sono comparse le immagini dell'interno dell'hotel, con i vetri rossi, e il pavimento macchiato di sangue. L'attacco è avvenuto nonostante l'annuncio di un accordo di cessate il fuoco nelle zone a sud della capitale, il terzo in quattro giorni. Un'intesa che peraltro è stata respinta dalla Settima Brigata di Tarhuna, la milizia legata al signore della guerra Salah Badi che si è resa autonoma dal Governo di Accordo Nazionale. La Brigata ha fatto sapere che continuera' a combattere finché non “non ripulirà Tripoli dalle milizie”, accusate di corruzione.