Nuovo allarme dell'Onu

Nuovo allarme dell'Onu sul riscaldamento globale. Secondo le anticipazioni di un rapporto in uscita a marzo gli ultimi 4 anni sono stati i più caldi mai registrati.

Il rapporto

Il dossier si basa sui dati forniti dalla Nasa, dalla statunitense Oceans and Atmospheric Administration (Noaa), dal Goddard Institute for Space Studies (Giss), dall'Hadley Center del British Meteorological Service e dalla Sezione di ricerca sul clima dell'Università dell'East Anglia (Regno Unito).
In un comunicato stampa, la World Meteorological Organization (Wmo) osserva che la temperatura media globale della superficie nel 2018 è stata di circa 1,0 Celsius sopra i livelli preindustriali (1850-1900). “Quest'anno (il 2018) è al quarto posto tra i più caldi che siano stati registrati”, afferma l'agenzia delle Nazioni Unite. “Con 1,2 C° in più rispetto ai tempi preindustriali, l'anno 2016, caratterizzato dall'influenza di un potente Nino, mantiene lo status dell'anno più caldo della storia. Nel 2015 e 2017, la differenza di temperatura media rispetto ai valori preindustriali era di 1,1 C”. 

L'Onu prende a riferimento il 1850, data del debutto di un rilevamento delle temperature sistematico. Ma “è molto più importante guardare all'evoluzione della temperatura a lungo termine che le classifiche tra i diversi anni“, ha detto il segretario generale dell'Omm Petteri Taalas ricordando che negli ultimi 22 anni, ci sono stati i 20 più caldi mai registrati. “Il clima estremo o ad alto impatto ha colpito innumerevoli Paesi e milioni di persone l'anno scorso”, ha detto. “La comunità internazionale deve dare la massima priorità alla riduzione delle emissioni di gas serra e alle misure di adattamento climatico“.

Inizio anno bollente

Il 2019 non sembra migliore dei precedenti, ha avvertito Wmo. L'Australia ha avuto il gennaio più caldo di sempre, proprio mentre una grave ondata di gelo ha colpito parti del Nord America. “L'ondata fredda negli Stati Uniti orientali non contraddice certamente la realtà dei cambiamenti climatici”, ha detto Taalas. “L'Artico si sta riscaldando ad un ritmo due volte più veloce della media globale. Ciò che accade ai poli non rimane confinato ai poli, ma influenza il tempo e il clima in altre regioni, dove vivono centinaia di milioni di persone”, ha detto.