“Manafort ha mentito a Mueller”

Torna prepotentemente alla ribalta il nome di Paul Manafort, ex uomo-guida della campagna elettorale di Donald Trump e al centro sia dell'inchiesta sul Russiagate che di un processo solo pochi mesi fa. Ora, Manafort finisce di nuovo nel mirino del superprocuratore Robert Mueller, il quale lo accusa di aver mentito durante i colloqui con l'Fbi e al team dello stesso Mueller, di fatto violando l'accordo stipulato con il Dipartimento di Giustizia. A riportare la notizia è il New York Times, citando documenti che sarebbero stati depositati dal procuratore speciale e nei quali si attesterebbe la mancanza di attendibilità di Manafort, indicato finora come una possibile mina vagante per il presidente Trump, nonostante il Russiagate né il presidente siano entrati in alcun modo nelle inchieste che lo hanno visto coinvolto.

Collaboratore numero uno

Ora, però, Manafort rischierebbe di nuovo di finire sotto accusa vista la violazione dell'accordo (di fatto un patteggiamento) che è stata paventata da Mueller. Dopo il processo del settembre scorso, Manafort non aveva più rilasciato dichiarazioni pubbliche, incontrando però almeno nove volte i pubblici ministeri, i quali lo avevano inquadrato come il principale collaboratore nell'indagine sulle presunte interferenze russe durante le presidenziali del 2016, nonostante il tempo tutto sommato contenuto alla guida della campagna di Donald Trump. Periodo sufficiente però per gli inquirenti, i quali avevano fatto di Manafort un possibile grimaldello per cercare di aprire il presunto vaso di Pandora del Russiagate, chiamandolo per un cospicuo numero di ore a riferire le informazioni delle quali era in possesso.

Accuse e difesa

Manafort, si legge sul Nyt, ha mentito “su una varietà di argomenti”, violando il suo accordo di patteggiamento, come dichiarato dagli investigatori in una memoria di tre pagine firmata sia dalla squadra di difesa che dal pubblico ministero. Entrambe le parti chiedono al giudice di spostare ora la sua causa verso la condanna (l'infrazione costituirebbe reato federale), nonostante nel deposito si specifichi che l'interessato (lo stesso Manafort) “ritenga di aver fornito informazioni veritiere, ponendosi in disaccordo con la versione del governo circa la violazione dell'accordo”. Da ricordare che Manafort dovrà affrontare anche un altro processo in Virginia.