Le fiamme di Belfast e Derry ai tempi di Brexit

Sono ore concitate a Londra, più che per la sconfitta della Nazionale inglese alla semifinale del Mondiale, per l’attesa dei dettagli del piano Brexit annunciato dalla premier Theresa May. Ma sono ore concitate anche al confine settentrionale del Regno, a Belfast e a Derry, in Irlanda del Nord, dove ieri sono avvenute le rituali marce della comunità protestante in ricordo della battaglia del Boyne del 1690, vincendo la quale le truppe di Guglielmo d’Orange sconfissero l’esercito cattolico di Giacomo II Stuart. Come ogni anno, le pittoresche sfilate di uomini in bombetta arancione e grembiule massonico sono state accompagnate dal suono di strumenti a fiato e tamburi, ma anche dagli echi di scontri che si sono verificati nei giorni precedenti e dei fuochi appiccati la notte della vigilia.

Le prime schermaglie

Le schermaglie sono iniziate diverse settimane fa. Le cronache locali hanno dato ampia risonanza a un fatto accaduto il primo luglio scorso nella cittadina di Portadown: nella zona a maggioranza protestante un uomo, riconosciuto come cattolico per una maglia da calcio che aveva indosso, è stato trascinato fuori dalla sua auto attraverso il parabrezza fatto in frantumi e selvaggiamente picchiato da un gruppo di uomini. L’aggressione – come riferisce la pagina Facebook Associazione culturale Free Derry, vero e proprio megafono in lingua italiana di quanto avviene tra le comunità protestante e cattolica in Irlanda del Nord – sarebbe stata una vendetta annunciata sui social da esponenti unionisti (cioè fedeli alla Corona britannica) dopo uno sgarbo subito. Il guanto di sfida è stato lanciato ad Edenderry, nella contea di Armagh, a fine giugno. Uno dei caratteristici falò (bonfire) che la comunità protestante aveva meticolosamente preparato accatastando legna (insieme a bandiere irlandesi e simboli cattolici che vengono poi aggiunti la notte tra l’11 e il 12 luglio), è stato prematuramente acceso da ignoti. Il sospetto è subito caduto sui membri della comunità avversa. I quali la mattina del primo luglio a Craigavon, sempre nella contea di Armagh, hanno trovato sfregiato da macchie di vernice il memoriale in ricordo dei propri caduti (tre volontari dell’Ira uccisi nel 1982). E lo stesso giorno si è registrata l’aggressione al malcapitato che viaggiava in auto.

Gli incidenti fino al 12 luglio

Ma l’indice della violenza e delle minacce era destinato a salire ancora. Il fine settimana successivo, quello del 7 e 8 luglio, a Derry è stata attaccata con molotov, mattoni e bottiglie la Fountain Estate, zona protestante della storica città del Bloody Sunday. L’intervento delle forze dell’ordine non è servito a sedare immediatamente i facinorosi, che si sono scagliati contro la camionetta della polizia. I tafferugli sono poi proseguiti le sere dell’8, del 9, del 10 e ancora dell'11 luglio: bombe a benzina, bombe a vernice e molotov hanno illuminato l’oscurità del Bogside, zona cattolica di Derry, ed hanno impegnato la polizia, la quale ha disposto alcuni arresti. Ma ad illuminare e ad agitare la notte della vigilia del ricordo della battaglia del Boyne ci hanno pensato, come di consueto, soprattutto gli unionisti. Il Belfast Telegraph l’ha definita una “notte di caos”: gli alti falò hanno lambito le abitazioni e l’intervento dei pompieri è stato ostruito da bande di violenti che hanno dirottato veicoli e bloccato strade, oltre ad aver attaccato con delle bombe a benzina Short Strand, zona a maggioranza cattolica. L’aeroporto della città è dovuto restare chiuso per oltre un’ora. Curioso che tra le alte pile date alle fiamme siano apparse quest'anno anche bandiere dell’Unione europea. E pensare che la Brexit si è incagliata proprio sulla possibile reintroduzione di controlli al confine tra Eire e Irlanda del Nord. Per quanto quelli che avvengono in Nord Irlanda possano sembrare, al di qua della Manica, locali episodi di folclore o di criminalità comune, i riflessi politici di questa isola che non conosce pace giungono fin nel resto d'Europa.