La Grecia presenta all’Europa la lista delle riforme

La lista delle riforme presentata dalla Grecia “è sufficientemente ampia per rappresentare un valido punto di partenza per una positiva conclusione della revisione del programma come chiesto dall’Eurogruppo”. È quanto affermano alcune fonti della Commissione europea che avevano imposto al Paese ellenico di varare dei provvedimenti se volevano che fosse considerata la possibile estensione per altri quattro mesi del programma di aiuti, ma “ulteriori specifiche sono attese prima della fine di aprile”.

Misure anti-evasione e anti-corruzione, una riforma della burocrazia, dei debiti della pubblica amministrazione verso le aziende e la questione dei crediti deteriorati delle banche. Sono questi alcuni dei punti cardini messi a punto dal ministro delle economia Yanis Varoufakis, ma a quello che sta puntando il governo Tsipras è una patrimoniale per i greci più ricchi e gli oligarchi da 2,5 miliardi, altri 2,5 miliardi entrerebbero nelle casse dello Stato dal recupero crediti rateizzato di tasse arretrate, imprese incluse. Inoltre la Grecia intende colpire duramente il contrabbando, recuperando 1,5 miliardi dalla lotta a quello della benzina e altri 800 milioni dalle sigarette.

Anche per gli evasori fiscali non ci sarà scampo, infatti il ministero delle finanze sta lavorando per varare delle misure che permetteranno alla Grecia di recuperare ulteriori 2-2,5 miliardi annui. “La lista delle misure di riforma del governo greco è arrivata in tempo – scrive in un Tweet Margaritas Schinas, portavoce della Commissione Ue – Siamo incoraggiati dal forte impegno a combattere l’evasione fiscale e la corruzione”. “Non è un nuovo accordo – afferma il presidente dell’Eurogruppo, l’olandese Jeroen Dijsselbloem – ma una indicazione delle riforme su cui si vuole spingere”. Inoltre Dijsselbloem ha dichiarato che Grexit, ossia l’uscita della di Atene dall’euro, non è contemplata, “non se ne parla nemmeno, non siamo preparati. Il mio obiettivo è che l’Eurozona rimanga intatta: stare insieme è difficile ma dobbiamo rimanere uniti. Ci sono Paesi vulnerabili, ma non chiediamo loro di lasciare la protezione e il sostegno della zona euro”.