Crisi in Libia, Gentiloni: “L’Italia pronta a inviare truppe”

Ieri in Libia è iniziata la definitiva resa dei conti: le forze del generale Khalifa Haftar hanno effettuato i primi raid aerei contro le milizie islamiste nei pressi dell’aeroporto di Mitiga, l’unico in servizio a Tripoli. Ed oggi, in un’intervista a Repubblica, il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha dichiarato che il Bel Paese, di fronte alla crisi, è pronto a “impegnarsi in prima fila” per un intervento di Peacekeeping se l’Onu lo richiederà.
“La Libia – ha detto il ministro – rappresenta per noi un interesse vitale per la sua vicinanza, il dramma dei profughi, il rifornimento energetico. Non a caso manteniamo aperta a Tripoli la nostra ambasciata che fornisce un supporto logistico insostituibile alla mediazione dell’Onu”.

L’attenzione italiana nei confronti della crisi nel Paese nordafricano è dovuta da una parte agli interessi economici nell’area, dall’altra al timore di una nuova intensa ondata migratoria. Da Bruxelles a New York, infatti, l’Alto rappresentante della politica estera Ue Federica Mogherini, ha portato spesso la Libia al centro delle discussioni mettendola in agenda per le prossime riunioni.
Nell’intervista si legge che “l’Italia non vuole rassegnarsi alla dissoluzione della Libia. Se anche, semplificando, descrivessimo una Libia spaccata in due fra Cirenaica e Tripolitania, bisogna sapere che nessuna delle due parti è in grado di prevalere militarmente sull’altra. La Banca centrale libica continau a funzionare, paga gli stipendi ai dipendenti pubblici sull’intero territorio dello Stato, utilizzando i proventi di gas e petrolio che anche l’Eni continua a versarle. Saremo parte attiva nell’individuare una transizione politica unitaria cui subordiniamo l’eventualità di una presenza militare di peacekeeping”.

E in Libia nel frattempo la situazione si fa sempre più tesa: i raid di ieri, effettuati su ordine del governo transitorio, sono stati accompagnati da un ultimatum dei militari governativi alla coalizione islamista Alba (Fajr Libya): “Avete 24 ore per lasciare la capitale”. Il premier Abdullah Al Thani ha poi dichiarato che si è trattato di “un attacco preventivo per difendere i civili” e non “contro le istituzioni dello stato”, ma la sua opposizione, il premier del governo “equivalente” imposto da Alba e Fratelli Musulmani a Tripoli, ha risposto affermando che “così si arriverà alla guerra”.

“Non dobbiamo ripetere l’errore di mettere gli stivali sul terreno prima di avere una soluzione politica da sostenere – ha continuato Gentiloni – ma certo un intervento di peacekeeping, rigorosamente sotto l’egida Onu, vedrebbe l’Italia impegnata in prima fila. Purché preceduto dall’avvio di un percorso negoziale verso nuove elezioni garantito da un governo di saggi. In assenza del quale mostrare le divise rischia solo di peggiorare la situazione. Ci stiamo lavorando, con i paesi dell’area e con le Nazioni Unite”.