Corte suprema,
via libera
al “Muslim ban”

Quasi in una sorta di compensazione per le grane scaturite dal Russiagate, Donald Trump raccoglie un nuovo importante successo politico: dopo il “sì” del Senato alla riforma fiscale, il Tycoon incassa il via libera della Corte suprema anche per il cosiddetto “Muslim ban”, ossia il provvedimento che impone strettissimi limiti (praticamente un divieto) di accesso negli Stati Uniti da parte di cittadini provenienti da sei Paesi a maggioranza musulmana. Una vittoria per certi versi inattesa considerando come, nei mesi scorsi, i livelli inferiori della magistratura avessero via via fornito pareri per la maggior parte contrari: la sentenza della Corte rovescia verdetti e pronostici, regalando al presidente americano il secondo importante trionfo in poco meno di due giorni.

Un divieto per 6

Una battaglia, quella legata al “Muslim ban”, che era stata uno dei mantra politici dell'inquilino della Casa Bianca fin dagli albori della sua campagna elettorale: sette giudici su nove hanno dato parere positivo all'entrata in vigore del testo di legge, accogliendo peraltro la richiesta di abrogazione riguardo a due ingiunzioni giunte nei mesi scorsi e che, di fatto, avevano arenato la terza versione del provvedimento. Limitazioni in ingresso in vista, dunque, per tutte le persone provenienti da Ciad, Iran, Libia, Somalia e Yemen, in rigoroso ordine alfabetico, anche se restano da definire gli ancora pendenti procedimenti giudiziari in alcuni tribunali. Dalla lista nera, contrariamente a quanto previsto nel programma originario, è stato depennato l'Iraq.

Terza revisione

L'attesa entrata in vigore, dunque, è ormai vicinissima: l'ok della Corte suprema ha spalancato le porte della legislazione al “Muslim ban”, dopo il tentativo fallito dello scorso marzo, qunado il neo-insediato presidente aveva decretato l'applicazione quella che può essere considerata la prima versione del provvedimento: da lì, mesi di polemiche e contestazioni sulla natura del programma politico di Trump, con conseguente sospensione del bando e pioggia di ricorsi, alcuni dei quai ancora in piedi, presso numerosi tribunali del Paese. Il via libera arrivato dalla Corte suprema, consente all'amministrazione di eludere le sentenze dei gradi inferiori e permette al Tycoon di piazzare un altro importante colpo, probabilmente nel periodo più difficile della sua ancor breve presidenza, tra presunte infiltrazioni russe nella sua camapgna elettorale e la continua minaccia coreana.