Corte suprema: la presidente sfida il governo

Incurante della controversa riforma che le imporrebbe il pensionamento anticipato, la presidente della Corte suprema polacca, Malgorzata Gersdorf, si è presentata regolarmente in ufficio, sfidando il governo conservatore di Varsavia. 

Le parole di Gersdorf

“Non mi occupo di politica. Lo faccio per difendere lo stato di diritto e per segnare il confine tra la Costituzione e la violazione della Costituzione”, ha detto Gersdorf ai manifestanti riuniti di fronte alla Corte suprema. “Spero che l'ordine legale tornerà in Polonia”, ha auspicato.

“Epurazione”

L'Unione europea ha annunciato l'avvio di una procedura di infrazione urgente nei confronti della Polonia per le nuove norme che abbassano l'età pensionabile dei giudici da 70 a 65 anni, ma considerate “una epurazione della Corte suprema condotta sotto l'apparenza della riforma”. L'incarico di Gersdorf scadeva nel 2020 e la presidente si è sempre rifiutato di lasciarlo. Un suo portavoce ha riferito che Gersdorf ha designato un giudice della Corte suprema per sostituirla “in caso di assenza”. La Costituzione “mi ha dato un mandato di sei anni“, ha insistito la 65enne Gersdorf. Oggi in un editoriale, il quotidiano liberale Gazeta Wyborcza definisce la legge uno “stupro della Corte suprema”. 

Rapporti difficili

L'irrigidimento dei rapporti fra Unione europea e Polonia è confermato dalle parole del capogruppo del Ppe, Manfred Weber. In Polonia, ha spiegato rivolgendosi al premier polacco Mateusz Morawiecki a Strasburgo, oggi “non c'è libertà senza lo Stato di diritto. Ma l'Europa non volterà le spalle al popolo polacco, se il governo polacco non salvaguarderà le conquiste dello stato di di diritto allora lo fara l'Europa”. L'Ue, ha aggiunto, “vuole sempre il dialogo, crediamo in una Polonia che si basa sulle idee di Lech Walesa e Giovanni Paolo II. Ma chiediamo: perché la tv di stato è sempre più una tv di propaganda e non un media indipendente?. Perché il governo rifiuta delle persone per la loro opinione politica?”. Durante il suo intervento Morawiecki aveva detto: “L'unità nella diversità, è questo motto della nostra Ue, e non è uno slogan vuoto. Ogni paese dell'Ue ha il diritto di sviluppare il proprio sistema giudiziario secondo le proprie tradizioni”