BREXIT, PAESI FONDATORI UE: “LE PROCEDURE PER L’USCITA DI LONDRA INIZINO SUBITO”

“L’uscita del Regno Unito dalla Ue non avverrà come un divorzio consensuale. Dopotutto non è stata neppure una grande relazione amorosa”. È la caustica dichiarazione rilasciata dal presidente della Commissione Europea, Jean Claude Juncker, dopo la Brexit. I vertici dell’Unione Europea si sono riuniti al fine di preparare le mosse per gestire questa situazione del tutto inedita e complicata. A Berlino, attorno a un tavolo, si sono ritrovati il ministro degli esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier, il capo della diplomazia italiana Paolo Gentiloni, l’olandese Bert Koenders, il belga Didier Reynders, il lussemburghese Jean Asselborn e il francese Jean-Marc Ayrault.

Quest’ultimo ha spiegato il significato di questo vertice ristretto: “Ci siamo riuniti noi sei Paesi fondatori perché volevamo riallacciarci allo spirito dei fondatori e dei Trattati di Roma. Dobbiamo tornare ai valori fondanti e tocca soprattutto a noi Paesi fondatori far rivivere quello spirito”. Da parte dei ministri degli esteri è giunto un chiaro segnale per accelerare le procedure per l’effettiva uscita di Londra. Il ministro tedesco Steinmeier, che vuole “evitare uno stallo prolungato”, prima dell’incontro ha inoltre affermato: “Non permetteremo a nessuno di rubarci l’Europa”. “Questione dei profughi, disoccupazione giovanile, lavoro, crescita, sono i terreni più importanti su cui trovare risposte comuni”, ha poi aggiunto.

Sempre dal fronte teutonico è intervenuta Angela Merkel sottolineando che “la Gran Bretagna resta membro a pieno titolo dell’Ue con tutti i diritti e i doveri” finché “l’accordo di uscita non viene definito”. Analoghe considerazioni sulle tempistiche dell’uscita del Regno Unito dalla Ue sono arrivate dal ministro degli esteri Jean-Marc Ayrault: “I negoziati per la Brexit con la Gran Bretagna devono iniziare immediatamente”. Il ministro Gentiloni ha focalizzato l’attenzione sulla questione migranti. “Una delle risposte che gli europei aspettano per dare una prospettiva al futuro dell’Europa – ha spiegato – riguarda la capacità di avere politiche comuni sull’immigrazione”.