Barcellona, cortei pro e contro l'indipendenza

Tra pochi giorni sarà trascorso un anno dal referendum per l'indipendenza della Catalogna, indetto dall'allora presidente Carles Puigdemont e ritenuto illegittimo dal governo spagnolo, tanto da provocare (nonostante la vittoria dei 'sì'), mesi di ripercussioni oltre che il crollo della presidenza, con l'arresto di alcuni dei più influenti membri del Parlament, tra cui il numero due Oriol Junqueras. Ora, con l'ex presidente Puigdemont ancora al di fuori dei confini spagnoli in attesa di capire se un suo eventuale ritorno nel Paese possa tradursi con un arresto, un migliaio di persone sono scese in strada a Barcellona, per manifestare per l'unità della Spagna contro l'indipendentismo catalano, al grido di slogan come: “Non fatevi ingannare, la Catalogna è Spagna”.

Due manifestazioni

A un mese esatto dall'anniversario del referndum, dunque, alcuni cittadini di Barcellona hanno fatto sentire la propria voce rivendicando il loro appartenenza al regno di Spagna, convocati in piazza dal movimento Hablamos Espanol, capofila del fronte unionista e promotore di campagne volte a ottenere per le scuole della Catalogna una maggiore presenza della lingua spagnola piuttosto che di quella catalana. Di contro, alcune centinaia di persone hanno risposto all'appello degli autonominati Comitati di difesa della Repubblica (Cdr) e hanno cercato di convogliare su Plaza Sant Jaume per manifestare in favore della scuola catalana, esponendo slogan come “La scuola catalana ora e per sempre” o “Libertà contro l'imposizione della linguistica e l'indottrinamento”. Le Forze dell'ordine dei Mossos hanno vigilato affinché i due cortei non venissero in contatto.

Dibattito sulla lingua

“Non siamo fascisti, siamo spagnoli”, hanno gridato i manifestanti pro-unità, attraversando una giornata che ha di fatto riportato a galla il combattuto punto dell'indipendenza catalana, gridata a gran voce un anno fa ma, per ora, portatrice unicamente della disgregazione della vecchia Generalitat che, 12 mesi fa, non riuscì a trovare un punto d'incontro con il governo allora guidato da Mariano Rajoy. Ora, più che sul piano politico, il dibattito si è spostato sul piano identitario, mettendo al centro lo scontro sulla lingua. Il corteo organizzato dai Cdr ha ribadito la sua contrarietà alla maggior diffusione dello spagnolo rispetto al catalano occupando Plaza Sant Jaume impedendo ai rivali difensori del castigliano di pronunciare lì il discorso finale. I Mossos, anche in questo caso, sono riusciti a evitare scontri.