Antiterrorismo al lavoro per sventare nuovi attacchi

Dopo gli attacchi jihadisti a Ougadougou, costati la vita a 16 persone, il Burkina Faso fa nuovamente i conti con la minaccia terroristica.

Contromisure

Nella capitale è al lavoro una squadra della polizia scientifica locale, sostenuta da agenti francesi arrivati sabato nella capitale per fotografare i luoghi dell'attacco, effettuare rilievi e analizzare i metodi dei terroristi. La squadra francese, diretta da un procuratore della sezione antiterrorismo della procura di Parigi, è composta da uomini della sicurezza interna, della polizia scientifica e dell'antiterrorismo. Tra i luoghi più controllati c'è la sede dell'ambasciata di Francia e quella dello stato maggiore dell'esercito, entrambe nel mirino dei terroristi. 
In visita a Ouagadougou il presidente del Togo, Faure Gnassingbè, presidente in esercizio della Cedeao, e quello del Niger, Mahamadou Issoufou. Presente nel Paese anche il segretario dell'iniziativa regionale antiterrorismo del G5 Sahel, il nigerino Maman Sambo Sidikou, che si recherà sui luoghi dell'attentato col presidente burkinabè Roch Christian Marco Kaborè.

Indagini

Sul versante investigativo, fonti governative hanno confermato l'arresto di due presunti jihadisti sospettati di coinvolgimento nei fatti di venerdì scorso, già interrogati dai giudici. Un primo uomo, la cui nazionalità non è stata resa nota, era stato arrestato nelle ore successive all'attacco; potrebbe essere il cervello dell'intera operazione. Una seconda persona è stata fermata il giorno dopo, con un giubbotto antiproiettile, ma non è chiaro il ruolo avuto negli attacchi. Altri assalitori sarebbero riusciti a scappare dopo l'attacco alla sede dello stato maggiore che si trova nel quartiere molto frequentato del grande mercato di Ouagadougou.

Sospetti

Le autorità burkinabè hanno riferito di “sospetti molto forti di elementi infiltrati nelle forze armate che poi hanno informato i jihadisti”, fornendo loro elementi importanti per compiere l'attacco alla sede dello stato maggiore. Dai primi riscontri investigativi, è emerso che i terroristi erano a conoscenza delle abitudini quotidiane delle componenti dello stato maggiore così come dell'organizzazione delle sede, alla quale hanno avuto accesso attraverso l'entrata di servizio, situata alle spalle di quella principale. Molti degli assalitori identificati erano di nazionalità burkinabè, oltre ad uno straniero, e indossavano divise dell'esercito burkinabè al momento dell'attacco allo stato maggiore. Inoltre l'attentato è stato compiuto proprio nelle ore in cui all'interno della sede si svolgeva una riunione della forza antiterrorismo regionale del G5 Sahel. La sala di riunione è stata cambiata all'ultimo momento, altrimenti l'autobomba deflagrata prima dell'assalto avrebbe causato una carneficina tra i partecipanti all'incontro. Per quanto riguarda l'attacco contro l'ambasciata di Francia, fonti investigative sostengono che “potrebbe trattarsi di un diversivo” prima di puntare al bersaglio principale, che era la sede dello stato maggiore. La rappresentanza diplomatica è molto ben protetta, per questo motivo gli assalitori non sono riusciti ad entrare nella proprietà e quattro di loro sono stati uccisi. Tuttavia nella rivendicazione degli attacchi di Ouagadougou, il Gruppo di sostegno all'islam e ai musulmani (Gsim), legato ad Al Qaeda, diretto dal maliano Iyad Ag Ghaly, ha dichiarato di aver agito in segno di “rappresaglia per l'operazione militare francese antijihadista in Mali”, compiuta due settimane fa e conclusa con la morte di numerosi miliziani, tra cui Hassan al-Ansari, all'anagrafe Mohamed Ould Nouini, uno dei capi del gruppo