700 anni di Dante Alighieri

Lavorò quasi esclusivamente per tre case editrici milanesi: la Società Editoriale Milanese, la Bietti e la Barion, specializzate in pubblicazioni a fascicoli di edizioni popolari di opere classiche, romanzi d’avventura e opuscoli illustrati di ogni genere. Oreste Amadio, oltre ad aver illustrato anche “ La Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso tradotta in prosa per uso del popolo italiano” (1912) con 51 disegni e, con 132 “disegni originali”, “L’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto tradotto in prosa per uso del popolo italiano” (1913-14) – ambedue i lavori ancora di Giuseppe Castelli e usciti anch’essi a fascicoli per la Società Editoriale Milanese – realizzò innumerevoli copertine e illustrazioni per romanzi storici e d’appendice, libri per l’infanzia, romanzi di cappa e spada, fantastici e polizieschi. E si tratta di autori, italiani e stranieri, tra i più letti di allora: da Hugo a D’Alaja, da Provaglio a Balzac, da Collodi a Malot, da Salgari a Zevaco, da Vertua Gentile a Fogazzaro, da Oriani a Capranica, dalla Baronessa Orczy a Vitale. aveva disegnato le 80 tavole (una per fascicolo, così come avverrà anche per l’Ariosto e il Tasso) de “La Divina Commedia di Dante Alighieri tradotta in prosa per uso del popolo italiano” di Giuseppe Castelli, una rara e particolare edizione dantesca uscita a fascicoli nel 1910 per i tipi della Società Editoriale Milanese. L’intento della libreria era chiaro: se si fosse potuto dare un’identità all’autore di quei disegni, il valore commerciale dell’opera, di cui naturalmente la libreria era in possesso, sarebbe aumentato. A dare un profilo al dimenticato artista è stato il critico d’arte, Attilio Coltorti.

La Commedia

“Dante Alighieri a Jesi. In attesa delle celebrazioni per i 700 anni dalla morte del sommo poeta, ricorrenti nel 2021, mentre l’Italia ed il mondo intero si preparano ad innumerevoli iniziative, la nostra città offre una curiosa anteprima- riferisce Password Magazine-. Si tratta della mostra, dedicata alle illustrazioni della Commedia, di un illustre sconosciuto, Oreste Amadio. Pittore nativo di Montalto Marche, illustrò il Furioso di Ariosto, la Gerusalemme Liberata di Tasso ed il poema dantesco, tradotto in prosa per “uso del popolo italiano”, nella rara e particolare edizione a fascicoli del 1910 della Società Editoriale Milanese di Giuseppe Castelli”. L’identità di Amadio, perduta tra le brume del tempo, è stata riscoperta dal prof. Attilio Coltorti, curatore dell’iniziativa jesina e critico d’arte, che ha reso disponibili, proprio per la mostra in questione, le riproduzioni delle 80 tavole realizzate dall’Amadio. Organizzata in sinergia con il Comune di Jesi, con la collaborazione di Francesca Romana Bini e Paolo Perticarini, la mostra è stata inaugurata domenica 12 gennaio presso il museo per le Arti della Stampa. L’evento inoltre si è arricchito della curiosa proiezione di una pellicola, “L’Inferno” di Arturo Busnengo e Giuseppe Berardi, dedicata proprio al viaggio di Dante tra i dannati, datata 1910, cui è seguita la lettura recitata del primo canto, nella versione in vernacolo jesino di Martin Calandra, ad opera di Gioele Marozzi. “Iniziativa di grande interesse e auspicabilmente da destinare ad un coinvolgimento delle scuole, è certamente stata valorizzata dalla sapiente scelta del museo della stampa, ossia di un’arte che ebbe proprio in Jesi il talento di Federico Conti- ricostruisce Marco Torcoletti-.Costui infatti fu lo stampatore, nel 1472, di una delle più antiche edizioni della Divina Commedia”.